Teramo, attentato incendiario contro il giudicedelle inchieste sui rom e sull'omicidio di Melania

Bruciate le macchine private del gip del tribunale di Teramo Marina Tommolini e del maresciallo dei carabinieri, Spartaco De Cicco. "Roba da professionisti", ripetono gli investigatori. Non a caso le vittime sono due colonne della magistratura e delle forze dell'ordine teramane. Il maresciallo ha indagato su tutti gli omicidi avvenuti negli ultimi anni e su tutte le inchieste di droga. Il giudice è passata dal caso Enichem all'omicidio Fadani e si occuperà anche di Parolisi

TERAMO. «Il suo nome è una garanzia per difesa e accusa». Nelle aule di giustizia teramane è questo il commento che ricorre più spesso quando si parla del giudice Marina Tommolini. Ieri il magistrato che ha in mano alcune delle inchieste più importanti d'Abruzzo è stato vittima di un attentato incendiario. Nella notte tra venerdì e sabato sono state bruciata la sua auto e quella del maresciallo del reparto operativo provinciale Spartaco De Cicco. Chi ha cosparso di benzina le auto sa come muoversi. E «roba da professionisti» ripetono gli investigatori. E quei professionisti hanno agito sapendo cosa e dove colpire, sicuramente ben conoscendo i proprietari delle due macchine parcheggiate in via Colombo e via Brescia a Martinsicuro.

Marina Tommolini, laurea e concorso da giovanissima, da più di 25 anni è in magistratura. È stata giudice monocratico a Giulianova e Teramo prima di diventare giudice per le indagini preliminare. Un passato da pretore a Manfredonia - dove si è occupata di indagini scottanti legate alla Enichem - è il gip che nel luglio 2010 ha scarcerato due dei tre rom accusati dell'omicidio di Emanuele Fadani, l'imprenditore di Alba morto dopo essere stato colpito da un pugno. Un anno prima della sentenza di primo grado che ne avrebbe condannato uno proprio per omicidio preterintenzionale, il gip Tommolini nel suo provvedimento scriveva già che si trattava di un delitto preterintenzionale e non volontario (così come invece lo aveva inquadrato la pubblica accusa). Per il gip quei rom andavano scarcerati essendo scaduto il termine della custodia cautelare.

Ma Marina Tommolini è anche il gip che si dovrà occupare del caso di Salvatore Parolisi, qualora il caporal maggiore indagato per l'omicidio della moglie Melania Rea dovesse arrivare in udienza preliminare.

Il maresciallo Spartaco De Cicco è colonna portante e memoria storica del reparto operativo provinciale dei carabinieri. Ha indagato su tutti gli omicidi avvenuti negli ultimi anni, da quello di Fadani a quello di Adele Mazza. Anche le grandi operazioni antidroga portano la sua firma.

Due colonne della magistratura e delle forze dell'ordine teramane vittime di due attentati avvenuti l'uno a poca distanza dall'altro. Le sequenze del doppio attentato sono scritte nelle telefonate arrivate ai vigili del fuoco: la prima alle 5.14, quando in via Brescia le fiamme avvolgono l’Audi A4 del maresciallo De Cicco. L’auto è parcheggiata proprio sotto casa del sottufficiale, da anni in servizio al comando provinciale operativo. Qualche minuto dopo, alle 5.35, il fuoco rischiara via Colombo. Nel parcheggio interno alla palazzina in cui abita il giudice le fiamme divorano l’Audi A6 bianca del magistrato. Chi ha agito ha scavalcato il recinto di cemento e ha cosparso di benzina la vettura. E’ un attimo e il rogo divampa, visto che immediatamente prendono fuoco carrozzeria e pneumatici. Questione di secondi e i pompieri, arrivati in forza da Teramo, Nereto e Roseto, spengono le fiamme, ma le auto sono scheletri di ferro che si stagliano davanti alla gente che scende in strada a fianco del maresciallo e del giudice, i primi ad arrivare.

Il ventaglio delle ipotesi è tutto aperto, ma la pista privilegiata resta quella legata a qualche indagine particolare, qualche inchiesta recente o vecchia che porta la firma del magistrato e del maresciallo. E i carabinieri ormai da 24 ore frugano nei fascicoli delle indagini del giudice e del maresciallo a caccia di indizi che possano legare ad un solo filo i due attentati. Perchè questa è la pista privilegiata, anche se non l’unica: un’inchiesta a cui entrambi hanno lavorato o stanno lavorando. Forse qualcosa legato ad un maxi traffico di droga.

Una cosa è certa: non c'è nessuna coincidenza, nessuna casualità e nessun atto di vandalismo. Chi ha appiccato il fuoco ha voluto dare un messaggio

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