agricoltura

Teramo, cinghiali: meno danni con gli abbattimenti anticipati

Quest’anno sono stati soppressi 375 esemplari, pochi rispetto al passato, ma iniziando da maggio. Così si sono ridotti entità e numero dei raccolti rovinati: richieste di risarcimento in calo del 26%

TERAMO. Sono 375 i cinghiali abbattuti fra maggio e luglio in provincia di Teramo, nell'ambito di un piano di contenimento anticipato rispetto agli anni precedenti. La Provincia ha giocato un po’ d’anticipo e la conseguenza è stata un calo delle richieste di rimborso danni. L'intervento, attuato al di fuori del periodo di caccia, sotto il controllo dell'ente provinciale, è servito a limitare la proliferazione della specie, che è spesso causa di problemi economici e sociali, soprattutto in agricoltura.

«La Provincia quest'anno ha attuato gli abbattimenti proprio all’interno del periodo più idoneo che va da marzo-aprile fino a giugno, nei mesi che precedono i danni alle colture agricole», ha spiegato Giovanni Castiglione, funzionario provinciale dell'ufficio caccia, affiancato dal comandante della polizia provinciale, Fabio Di Vincenzo, «buona parte dell'efficacia di questo piano è dovuta al fatto che si sia anticipata l'epoca degli abbattimenti». Infatti da gennaio a marzo i cinghiali si nutrono di erbe naturali ed erba medica, coltivazioni il cui valore è molto ridotto. Invece le coltivazioni di cereali che giungono a maturazione nel periodo di giugno-luglio hanno un valore di molto superiore, per cui il loro danneggiamento è più grave. Abbatterli prima che possano fare danni è basilare.

«Negli anni precedenti, nei quali gli abbattimenti erano effettuati a ridosso - o addirittura dopo - il periodo in cui si verificavano i danni, si prelevavano più capi, ma i risultati in termini di riduzione del danno non erano altrettanto positivi», conferma Castiglione, «quest'anno, a fronte dei 375 capi abbattuti, che è di per sé un numero basso, c'è stata una buona efficacia». In totale, nei primi sette mesi del 2015 sono pervenute 208 richieste di rimborso danni contro le 282 del 2014, il 26% in meno. Negli anni immediatamente precedenti, nei quali il piano è stato attuato in estate, le domande di risarcimento, pervenute soprattutto da parte degli agricoltori, hanno superato i 350 mila euro complessivi.

Nel piano di controllo della Provincia sono stati previsti anche interventi di prevenzione, per lo più deterrenti, messi in atto direttamente dagli Ambiti territoriali di caccia (Atc), ad esempio con l'utilizzo di recinzioni elettrificate o di detonatori a gas che spaventano gli animali, impedendo loro di avvicinarsi. Ad occuparsene sono direttamente i selecontrollori, cacciatori formati dall’ente con appositi corsi, sotto la supervisione della polizia provinciale. «Il piano è la dimostrazione che si può trovare una sintesi fra le posizioni dei cacciatori e la necessità di tutelare l’agricoltura e le persone da una proliferazione della specie», ha commentato il presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino, affiancato dal consigliere Massimo Vagnoni, «per risultare pienamente efficace allo scopo, il contenimento dovrebbe iniziare ancora prima, fra marzo e aprile, e questo è l’obiettivo per il prossimo anno, fermo restando che si tratta di una di quelle competenze che dovrebbe tornare alla Regione». A breve sarà sottoscritta anche una convenzione con le guardie ecologiche volontarie (Gev), che porterà alla creazione di un servizio di vigilanza, coordinato dalla polizia provinciale, per rafforzare il monitoraggio e la tutela ambientale del territorio.