Teramo, crac Di Pietro e fondi da CiproIl pm interroga il consulente delle società fallite

L'ex calciatore Bonfini sentito per 4 ore. La Procura non cambia linea dopo il dietrofront di Curti su Tancredi

TERAMO. Il dietrofront di Guido Curti sul ruolo del commercialista Carmine Tancredi per la procura non modifica il quadro indiziario sin qui dipinto. Gli indagati restano sette. L'inchiesta sul crac Di Pietro prosegue sui binari già tracciati dal pm Irene Scordamaglia che ieri per più di tre ore ha interrogato, come persona informata sui fatti, il commercialista Stefano Bonfini.

Bonfini, che era stato convocato per prima di Pasqua ma si era presentato in un giorno sbagliato, è stato consulente di tutte le società fallite del crac. E per questo ieri è stato sentito dal sostituto procuratore, affiancata dai suoi uomini di polizia giudiziaria e dal comandante provinciale della Finanza Pietro Pelagatti. Nulla è filtrato sulla lunga audizione, ma è certo che al professionista e revisore contabile - molto conosciuto in città per essere stato un calciatore - il magistrato ha chiesto chiarimenti su numerosi aspetti della vicenda che a fine gennaio ha portato in carcere quattro imprenditori per bancarotta fraudolenta e al sequestro delle quote di due società che avevano sede legale nello studio commerciale del presidente della giunta regionale Gianni Chiodi e del suo socio Carmine Tancredi.

Si tratta della Kappa Immobiliare e della De Immobiliare, società controllate al 99% da sodalizi ciprioti e che per l'accusa sono le tappe finali dei soldi provenienti dai fallimenti e poi fatti rientrare in Italia dopo un vorticoso giro su conti esteri. Tancredi, che non è indagato ma solo semplice teste, nei mesi scorsi era stato tirato in ballo da Curti e Maurizio Di Pietro, due degli arrestati: secondo loro era lui a decidere le operazioni ritenute illegittime dalla procura. Nel corso di una nuova audizione che si è svolta martedì mattina in carcere proprio su sua richiesta, Curti è tornato a parlare assistito dal suo nuovo avvocato Guglielmo Marconi. Questa volta ha fornito un'altra versione, autoaccusandosi e tenendo fuori il commercialista teramano. L'imprenditore ha dichiarato che la Sirius, l'Italia Inerti e la Mg Costruzioni (le prime due sono fallite, la terza è ancora attiva) sono state gestite solamente da lui.

E' ipotizzabile che la procura (il caso è del procuratore Gabriele Ferretti e del pm Scordamaglia) possa chiudere l'inchiesta sulla bancarotta da 15 milioni entro breve, forse con una richiesta di giudizio immediato per i quattro arrestati. Prima di farlo però si attende il pronunciamento della Cassazione che il 4 maggio esaminerà il ricorso presentato dalla difesa degli arrestati. Chiusa questa indagine, però, i pm sono decisi ad aprire stralci per illuminare le tante zone d'ombra emerse in quattro mesi di indagini serrate. Questo anche in previsione dell'esito dell'altra rogatoria, quella chiesta al Regno Unito, su alcuni conti. Quella già arrivata dalla Svizzera ha chiarito che i conti di Lugano erano solo di Curti e Di Pietro e che non ci sono stati movimenti di denaro riconducibili a terzi. (d.p.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA