Teramo, crac Di Pietro e fondi da CiproLa Svizzera al pm: soldi non degli arrestati

Lugano risponde alla procura, un milione di euro intestato a una terza persona

TERAMO. I soldi nei conti svizzeri non sono degli arrestati Maurizio Di Pietro e Guido Curti, in carcere a Teramo dal 27 gennaio scorso per le bancarotte a catena. La cifra depositata a Lugano è consistente. Si tratta di un milione e 197mila euro. E' questa la risposta che la procura di Teramo attendeva da mesi. Ma il mistero del crac teramano e dei soldi riciclati attraverso Cipro non è ancora chiarito. La rogatoria internazionale infatti non svela a chi appartengono questi denari.

E soprattutto non dice al pubblico ministero, Irene Scordamaglia, se sono somme del commercialista teramano Carmine Tancredi, socio di studio del governatore Gianni Chiodi. Si limita per ora ad affermare che si tratta di soldi «di una terza persona». Per scoprirla la procura dovrebbe fare una seconda richiesta specificando il nome o i nomi di altri sospettati. Per di più questa è solo la prima delle due rogatorie bancarie internazionali chieste dal pm. Lo ha fatto a luglio del 2011, e sono passati otto mesi per ottenere la risposta dalla Svizzera. La seconda istanza, presentata a una banca di Londra, coinvolta nel giro di fondi del crac Di Pietro, è di appena due mesi fa. I tempi, quindi, si allungano. Ma un primo punto è chiaro: il milione e rotti di euro transitati per la Svizzera non appartengono ai due arrestati che nei loro interrogatori, sia davanti al gip Marina Tommolini che al pm Scordamaglia, hanno accusato apertamente Tancredi.

Di Pietro dice: «Tancredi decideva. Io ero strozzato». E al pm che lo incalza con la domanda: «Sostanzialmente sta dicendo che Tancredi l'ha brutalmente utilizzata?». Lui risponde: «Sì». Passiamo a Curti: «Lui (Tancredi, ndr) aveva procura di volta in volta per fare qualsiasi tipo di operazione», afferma al pm che gli spiega: «Ho disposto la perquisizione e il sequestro di tutte le carte delle società presso lo studio Tancredi, Ma la sorpresa è stata che le procure non ci stanno. Perché?». E Curti risponde: «Penso che le abbiano fatto sparire di volta in volta».

C'è da dire che Tancredi, sentito come teste prima di tutti gli altri, convocato prima anche degli arresti, dice alla Finanza: «Il sottoscritto ha rappresentato loro (a Curti e Di Pietro, ndr) che non si occupa né si è mai occupato di costituzione di società estere né di avere la capacità professionale per farlo e, conseguentemente, ha indicato lo studio della Colombo Fiduciaria in Lugano Paradiso (da me ritenute persone molto serie con cui collaboro da diverso tempo)». Ma dalla Colombo arriva la risposta al pm. Parla di oltre un milione di euro in cerca d'autore.

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