Teramo, danni terremoto: «Sgombero esagerato, restiamo qui»

Alcuni inquilini delle case di Colleatterrato non vogliono andare via. Il sindaco: «Li capisco, ma l’ordinanza va rispettata»

TERAMO. Resistere, resistere, resistere. Non come le case che hanno sì resistito, ma non abbastanza per evitare lo sgombero forzato degli occupanti. Resistere a quella che dalle ventisette famiglie delle case Ater di via Giovanni XXIII a Colleatterato (e da tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni) viene vissuta come un’ingiustizia, quantomeno un’esagerazione E così alcuni di residenti ai quali è stata notificata l’altro ieri l’ordinanza di sgombero, non si sono ancora decisi a lasciare le abitazioni. Case che, a loro giudizio, hanno riportato danni non particolarmente gravi – le abitazioni sono state classificate di tipo B, cioè «agibile con provvedimenti» – comunque non abbastanza da giustificare lo sgombero. Ma i tecnici della Protezione civile hanno dato una valutazione diversa ed è scattata l’ordinanza.

«Lo so che non posso rimanere qui», dice Pio Nori, uno di quelli rimasti negli appartamenti Ater, «ma per adesso non ho un altro posto dove andare. Fino a che non tagliano il gas rimango, finchè c’è il gas c’è speranza. Poi è chiaro che se vengono i vigili a cacciarmi non è che posso prenderli a fucilate, me ne dovrò andare. Mi rendo conto che rimanere qui è una violazione dell’ordinanza, ma non so che altro fare, anche perché questa è un’ingiustizia vera e propria. Perché questo è un edificio di tipo B, per riparare i danni bastano dei semplici interventi». Nell’ordinanza si legge che si devono adottare i seguenti provvedimenti: «Riparazione danni a tamponature e tramezzi, rimozione intonaci distaccati, riparazione lesione dei travi dei corpi scala livelli tra -1 e 0». «Se l’Ater di da una mossa», è il parere di Nori, «questi lavori si potrebbero fare in un mese con noi dentro, al massimo potrebbero chiudere i fondaci. Io non me la prendo con il sindaco, ma il Comune ha i suoi tecnici, potrebbero verificare direttamente com’è la situazione. Io comunque vado avanti con l’avvocato: voglio vederci chiaro in questa faccenda. Ho fatto richiesta di accesso agli atti perché voglio sapere che cosa ha scritto la protezione civile».

Tutti aspettano di sapere cosa farà l’Ater, se intende intervenire in tempi brevi ed andare incontro a chi è costretto ad abbandonare le proprie abitazioni, ma che l’ordinanza di sgombero sia eccessiva è il parere anche degli altri inquilini degli appartamenti di via Giovanni XXIII, alloggi in cui sono entrati appena tre anni fa. «Non è possibile che siamo costretti ad andare via da un palazzo che ha appena tre anni», si lamenta Ugo De Santi, un altro inquilino delle case Ater, che aggiunge: «La scossa forte c’è stata il 30 ottobre, se queste case erano pericolose perché non ci hanno mandato via subito invece di notificarci l’ordinanza il 2 gennaio?»

Con lui ci sono altri inquilini che riferiscono di aver cercato case in affitto, da pagare con il contributo per l’autonoma sistemazione, ma che le agenzie immobiliari hanno chiesto dai due ai tre mesi di anticipo. «Noi questi soldi da anticipare non ce li abbiamo», dice un’altra residente, confermando quello che aveva detto il sindaco Maurizio Brucchi, il quale aveva sottolineato il comportamento di alcune agenzie che chiedono anticipi sull’affitto e propongono contratti di almeno un anno, mettendo in a tal modo – queste le sue parole – «il cappio al collo» degli sfollati. Brucchi ha fatto sapere che incontrerà i rappresentanti delle agenzie immobiliari – ma solo dopo l’Epifania – per convincerli a rinunciare alle loro pretese in questa fase di difficoltà dovuta al terremoto.

E intanto dice la sua sugli inquilini che non ne vogliono sapere di lasciare le loro case. «Li capisco», commenta il sindaco, «ma non si può fare diversamente: c’è un’ordinanza e devono lasciare le case. So che qualcuno vuole fare ricorso: è legittimo, noi manderemo una squadra per fare un perizia asseverata e verificare la situazione, ma io so che in quelle palazzine ci sono dei problemi». E adesso che succede? Succede che il Comune dovrebbe mandare i vigili urbani a verificare il rispetto delle ordinanze, cioè a controllare se nelle case sgombrate ci sono rimasti gli occupanti. Ma si faranno questi controlli? E quando? Su questo il sindaco non si sbilancia più di tanto: «I controlli li faremo, certo, ma li faremo a campione. Non possiamo controllare 1800 persone».

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