Teramo, due anni al sacerdote pedofiloCondannato per molestie a una bimba

Termina la vicenda del sacerdote indiano arrestato per molestie sessuali su una bimba di una frazione in cui andava a dire messa. Il religioso patteggia due anni di pena e ottiene la sospensione in cambio del risarcimento e dell’impegno a curarsi

TERAMO. Una chiusura rapida del procedimento giudiziario, una pena mite, il risarcimento alla famiglia offesa e l'impegno a intraprendere un percorso di cura. Termina così la vicenda del sacerdote indiano arrestato per aver compiuto molestie sessuali su una bimba della frazione di Teramo nella quale andava a dire messa.

L'UDIENZA. Ad appena sette mesi dai fatti, avvenuti nel dicembre scorso, e a tre dall'arresto, avvenuto ai primi di aprile, ieri il religioso, 39 anni, davanti al giudice per l'udienza preliminare Marina Tommolini ha patteggiato due anni di reclusione, pena sospesa, ed è stato rimesso in libertà.

Nelle scorse settimane il difensore del prete, Gianni Gebbia, e la pubblica accusa, rappresentata dal pm Bruno Auriemma, non erano riusciti a raggiungere un accordo sul patteggiamento. È stato determinante, ieri, l'intervento in udienza delle parti offese, ovvero dei genitori della bambina. Questi hanno dato il proprio consenso al patteggiamento, rito alternativo al normale processo che prevede un sostanzioso sconto di pena, purché il sacerdote sostenesse un percorso di riabilitazione psichiatrica in una delle strutture della Chiesa specializzate nella cura dei disturbi della sfera sessuale che colpiscono i sacerdoti.

I familiari della piccola, peraltro, senza costituirsi parte civile hanno raggiunto un accordo con il prete - tramite l'avvocato Gebbia - sul risarcimento del danno. La cifra è stata tenuta riservata. Si sa, però, che non è stata messa insieme dalla curia di Teramo, ma raccolta in India.

TUTTI CONTENTI. Il fulmineo esito giudiziario di una vicenda così delicata accontenta tutti. L'imputato, grazie al patteggiamento e al riconoscimento delle attenuanti, se la cava con una pena inferiore alla metà di quella base (cinque anni) prevista per fatti di questo genere, e torna in libertà. La diocesi di Teramo-Atri e la famiglia della piccola evitano uno stillicidio mediatico che, con il prolungarsi del processo, sarebbe stato deleterio per entrambe. La pubblica accusa vede comunque punito il reato e si assicura l'impegno dell'imputato a prevenire nuovi comportamenti delittuosi con cure mirate. Appare ovvio, poi, il successo della difesa, che vede premiata la propria linea: ammettere senza reticenze il delitto e ricondurlo ad una patologia tipica dei preti cattolici. Una perizia di parte depositata da Gebbia ha evidenziato infatti che il sacerdote soffre di un disturbo della sfera sessuale legato al suo precoce ingresso in seminario.

LA STORIA. Poco prima del Natale scorso il prete stava distribuendo doni nelle case dei parrocchiani nella piccola frazione teramana dove ogni fine settimana andava a dire messa. In casa della bimba non c'erano i genitori (ma lui non lo sapeva). La piccola, dieci anni, gli ha aperto la porta e lui ha avuto un momento di debolezza, abbracciandola e toccandola nelle parti intime.

A denunciarlo sono stati i genitori della bambina, che dopo il racconto della figlia si sono rivolti ai carabinieri e alla curia. Il vescovo lo ha immediatamente sospeso, la procura ha avviato le indagini. La bambina, ascoltata dal pm alla presenza di uno psicologo, ha confermato le accuse. Poi il pm ha chiesto un'ordinanza di custodia che è stata concessa dal gip Guendalina Buccella.

Ma nel frattempo il sacerdote era tornato in India per assistere la madre malata e l'arresto non è stato possibile. È stato emesso un decreto di latitanza. Il sacerdote è rientrato in Italia e si è presentato in procura, dove gli è stata notificata l'ordinanza di custodia. In carcere è rimasto pochi giorni, il tempo di rendere una completa confessione, poi gli sono stati concessi gli arresti domiciliari in un convento di Giulianova. Qui è tornato ieri dopo il processo-lampo, ma da uomo libero.

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