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Teramo, fa pignorare 4 milioni e mezzo alla Bnl

La Bnl pretende illegittimamente un milione e 381mila euro da un industriale della Val Vibrata ottenendo due decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi, ma dopo sette anni di lunghe cause arriva il pignoramento dell'istituto di credito con l'avvocato di Sos Utenti

TERAMO. La Bnl pretende illegittimamente un milione e 381mila euro da un industriale della Val Vibrata ottenendo due decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi, ma dopo lunghe cause viene condannata a pagare tre milioni e mezzo per interessi illegittimi, commissioni di massimo scoperto e spese mai pattuite, anatocismo (più interessi legali e spese legali). La banca non paga spontaneamente e trascorsi 25 giorni dalla richiesta di pagamento l'avvocato Emanuele Argento, delegato di Sos Utenti, il 24 maggio si presenta presso la sede di Teramo della Bnl con l'ufficiale giudiziario pignorando ben 4.500.000 euro in assegni circolari che la direzione della banca ha dovuto consegnare.

Ne dà notizia l’associazione Sos Utenti, il cui staff giurimetrico guidato dall’avvocato Argento ha curato la difesa dell'industriale a seguito di due cause avviate nel 2009 dalla Bnl contro due società appartenenti al medesimo imprenditore con pretese di 1.045.895,90 e 337.649,71 euro. La Bnl all’epoca ottenne due decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi che l’industriale onorò, pagando le somme richieste, per evitare guai peggiori. Nel contempo, però, si rivolse a Sos Utenti ritenendo che la banca non dovesse richiedergli quei soldi e che, anzi, era lui debitore dell’istituto di credito. Dopo sette anni di causa il giudice del tribunale di Teramo Carla Fazzini con due distinte sentenze ha accertato che la banca non aveva nessun credito con il cliente, bensì risulta debitrice di 2.208.914,22 verso una società e di 956.828,10 verso un'altra società, più interessi legali dal 2009, più spese legali, e così per complessivi 3.500.000. In particolare la consulenza tecnica d’ufficio disposta dal tribunale ha accertato che «tutti i rapporti con la banca opposta non sono stati regolati da validi contratti di apertura di conto corrente ovvero sono regolati da contratti privi di valide condizioni economiche». In pratica per lungo tempo «non è esistito alcun accordo scritto su tassi di interesse, commissioni di massimo scoperto, capitalizzazione degli interessi ecc.». E, oltre a ciò, secondo il tribunale la banca a«risulta aver applicato illegittimamente all’opponente: gli interessi passivi con tasso ultralegale; la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi (c.d. anatocismo); altri oneri mai validamente pattuiti come le commissioni di massimo scoperto e gli interessi superiori alle soglie».

I tre milioni e mezzo stabiliti dal giudice sono saliti a quattro e mezzo con le spese di procedura pignoratizia. La banca, insomma, ha preferito subire un aggravio di spese pur di non pagare direttamente. Ha infatti inoltrato atto di appello, com’è nel suo diritto, e richiesto la sospensione dell’esecuzione del pagamento. Per questo l’avvocato Argento, nel rispetto della normativa, è andato con l’ufficiale giudiziario nella filiale di Teramo per chiedere la somma.

«Purtroppo», riferisce Gennaro Baccile, presidente onorario della Sos Utenti, «proprio verso le banche, altri utenti difesi dalla equipe giurimetrrica dell'associazione da anni stanno aspettando di essere rimborsati per centinaia di migliaia di euro bloccati con i ricorsi e sospensioni dei pagamenti». Baccile stigmatizza questo atteggiamento delle banche soprattutto se, come nel caso in questione, «il cliente è benestante e caratterizzato da ottimo rating creditizio». L’industriale, fa notare Sos Utenti, «nel corso delle due cause ha prontamente pagato alla banca quanto illegittimamente richiesto con i due decreti ingiuntivi». «Semmai», continua Baccile, «nel corso degli anni di attesa delle decisioni definitive prima di assegnare la considerevole somma al legittimo avente diritto, potrebbe essere la banca a subire involuzioni e crisi come la recente storia insegna».(red.te)

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