Teramo, Gatti fa saltare il consiglio, ma Brucchi resiste ancora

Fino al 2 dicembre si può approvare il bilancio, parte un tentativo disperato da parte dei fedelissimi del sindaco

TERAMO. Il valzer dei numeri in consiglio comunale si ferma a 13 presenti e fa saltare anche la seduta in seconda convocazione dedicata al bilancio. In aula si ritrovano i fedelissimi del sindaco Maurizio Brucchi e i dissidenti Alfredo Caccioni e Vincenzo Falasca, che da soli non bastano ad aprire i lavori. L'opposizione c'è ma non risponde all'appello così come Angelo Puglia e Guido Campana di "Al centro per Teramo" e il rappresentante di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale Raimondo Micheli. Determinante risulta l'assenza di cinque esponenti su sei di "Futuro in", con l'eccezione del presidente del consiglio Milton Di Sabatino, al suo posto per dovere istituzionale. Un’assenza che di fatto impedisce di arrivare alle 17 presenze necessarie per la validità della seduta e la conseguente approvazione del documento contabile.

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LA TRATTATIVA. E' l'epilogo della mattinata convulsa di trattative che ha portato in città anche Nazario Pagano, il coordinatore regionale di Forza Italia, partito di riferimento di Brucchi e di Paolo Gatti. Il tentativo di mediazione del dirigente politico non è servito a riavvicinare le posizioni tra il sindaco e il leader della lista civica che nei giorni scorsi aveva chiesto al primo cittadino di presentarsi in aula dimissionario chiedendo l'approvazione del bilancio come ultimo atto della consiliatura. Brucchi, che intende restare al suo posto fino alla scadenza naturale del 2019, ha declinato l'invito ma Gatti ieri mattina non l'ha ritirato. Anzi, l'ispiratore di "Futuro in" ha prospettato il voto contrario del suo gruppo al bilancio. E' stata la mossa estrema per tentare di strappare al sindaco l'impegno a dimettersi dopo il varo del documento contabile, ma non ha sortito effetto.
“FUTURO IN”. Nel pomeriggio, però, l'orientamento della lista civica è cambiato e i sei consiglieri hanno preferito non presentarsi in aula. Il gruppo ha preso atto del «fermo diniego» da parte del sindaco a compiere «il nobile gesto delle dimissioni» per favorire l'apertura di «una fase nuova» e spiega di aver disertato la seduta di ieri «al solo fine di agevolare un supplemento di riflessione e di ragionevolezza, invece di esprimere un voto contrario, come accade di norma quando una richiesta accorata e fondamentale per la vita della città viene respinta». "Futuro in" resta in «fiduciosa attesa che, all'esito di tale nuova valutazione, si possa corrispondere alla nostra richiesta e procedere all'approvazione tecnica del documento contabile per poi restituire la parola ai cittadini».
BRUCCHI. L'auspicio è rivolto al sindaco che, però, resiste sulla sua posizione. «Non mi dimetto», ripete dopo la seconda seduta consiliare consecutiva andata a vuoto, «Gatti vuole il commissariamento ma sarebbe una iattura per la città», afferma, «il bilancio va assolutamente approvato perché contiene provvedimenti fondamentali». La legge concede al sindaco ancora tre settimane scarse per un estremo tentativo di far quadrare i conti politici. Lunedì arriverà dal prefetto Graziella Patrizi la diffida ad approvare il bilancio entro i successivi venti giorni e, se Brucchi non ce la farà entro quel termine (2 dicembre), sarà obbligato a gettare la spugna. Fino a quel momento, però, lui non si arrenderà. «Non venire in consiglio è stata una mancanza di rispetto nei confronti del mandato ricevuto dagli elettori», contrattacca, «i dissidenti sono stati criticati per l'assenza nell'altra seduta, ma ieri Gatti ha imposto ai suoi consiglieri lo stesso atteggiamento». L'eventuale commissariamento, anche a bilancio approvato, secondo il sindaco avrà conseguenze disastrose per i cittadini. «Il commissario farà una mattanza dei servizi sociali e scolastici nel 2018», insiste Brucchi, «chi vuole il suo arrivo se ne assumerà tutte le responsabilità». Entro la scadenza del termine indicato nella diffida il sindaco riporterà il documento contabile in aula. «Rispetto la volontà dei cittadini e resto al mio posto», conclude, «vedremo quante volte ancora mancherà il numero legale e a quel punto sarà chiaro come stanno le cose».
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