Teramo, giudice protetto giorno e notte dopo i roghi

Scatta un super piano di sorveglianza, spuntano le taniche riempite da un benzinaio. Le misure adottate a poche ore dal secondo attentato alla Tommolini, i colleghi le portano la solidarietà con un sit-in

TERAMO. Da ieri vigilanza fissa per il giudice Marina Tommolini e per il maresciallo Spartaco De Cicco. A quattro giorni dal doppio attentato incendiario alle auto private dei due e a 24 ore dal secondo episodio che ha visto due sconosciuti scavalcare il cancello dell'edificio in cui abita il magistrato, scatta il piano di protezione. Un piano annunciato lunedì mattina dal comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, ma che operativamente non era ancora scattato. Lunedì pomeriggio, infatti, davanti all'abitazione del gip, a Martinsicuro, non c'era nessuna sorveglianza e per questo in serata numerosi magistrati, tra cui lo stesso presidente del tribunale Giovanni Spinosa, e avvocati si erano radunati per protestare contro la mancata protezione. Ieri mattina, per la seconda volta in due giorni, è tornato a riunirsi il comitato per l'ordine e la sicurezza «completando la riunione di lunedì» ha detto il prefetto Eugenio Soldà, quasi a voler smorzare i toni di una polemica mai dichiarata da nessuno dei partecipanti ma evidentemente esistente.

LA PROTEZIONE. Il comitato ha deciso di porre sotto vigilanza fissa 24 ore su 24 l'abitazione del giudice quella del carabiniere e di predisporre un piano di tutela con macchine di servizio per gli spostamenti del magistrato: nessuna scorta, ma una protezione mirata. Una strategia già decisa nella riunione di lunedì, ma che per essere applicata attendeva una verifica di personale e fondi. E' evidente che il sit-in notturno dei magistrati ha accelerato la verifica. Anche se lo stesso presidente del tribunale Spinosa tiene a precisare che «il nostro gesto non voleva essere polemico, ma un grido d'allarme, un atto di solidarietà. Il nostro è stato un messaggio di grande serenità, non certo di polemica. Un modo per dire che l'attenzione sul territorio è una condizione per resistere alle spinte disgregative. Non bisogna sopravvalutare queste spinte, ma bisogna essere consapvole che ci sono. Il giudice Tommolini e il maresciallo Di Cicco sono due emblemi dello Stato che resiste e la comunità deve sapeve che non sono soli. Ho assoluta fiducia nell'attività investigativa dei carabinieri».

IDENTIKIT E INDAGINI. Le indagini, intanto, premono sull'acceleratore. Un primo identikit degli attentatori, che potrebbero essere stati due e aver agito quasi in contemporanea, sembra essere uscito dalle immagini registrate da alcune telecamere che si trovano in via Colombo e in via Brescia, le due strade di Martinsicuro in cui all'alba di sabato sono state incendiate le macchine. Ma c'è un altro particolare importante per le indagini: sembra che qualche giorno prima dell'attentato le tecamere di alcuni distributori di benzina avrebbero ripreso delle persone riempire di benzina alcune taniche.

Queste persone potrebbero essere collegate agli attentati? Per ora gli investigatori non rispondono, ma è evidente che i primi indizi cominciano a prendere forma. La pista privilegiata resta quella legata a qualche indagine particolare, qualche inchiesta recente o vecchia che porta la firma del magistrato (che potrebbe aver firmato delle ordinanze di custodia) e del maresciallo. Forse anche qualcosa legato da un traffico di droga, anche se i primi riscontri fatti in questa direzione non avrebbero dato i risultati sperati. E i carabinieri ormai da 24 ore frugano nei fascicoli delle indagini del giudice e del maresciallo a caccia di indizi che possano legare ad un solo filo i due attentati. Ma non si tralascia niente: nemmeno qualche recente sentenza di condanna del giudice.

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