Teramo, l’ospedale che non va: ecco le foto-denuncia / Guarda

Il blitz del paziente: ecco i fotogrammi ripresi nel laboratori analisi e nei bagni senza carta, sapone e vietati ai disabili

TERAMO. Non è andato in giro con completo nero, camicia bianca e occhiali scuri, ma il risultato è lo stesso. Angelo Gatto stufo di aver a che fare con una sanità che perde colpi - per dirla con un eufemismo - ha deciso di farsi un breve giro nell’ospedale di Teramo e riprendere quello che non va. E ne è uscito un reportage come quello de “Le iene”.

«Qualche tempo fa ho accompagnato mia cognata a fare una visita oculistica al Mazzini. L'ho lasciata nell'ambulatorio, al piano terra del secondo lotto. E mi sono guardato attorno. Forse sarà che sono un tipo puntiglioso, ma ho notato subito alcune cose che non andavano. Innanzitutto i bagni. Quello delle donne, da quel che ho potuto vedere, è capiente. Poi ho visto che in quello degli uomini c’era un po’ di confusione. Un invalido anziano su una carrozzella non riusciva a passare, per quanto era angusto. Chi lo spingeva ha dovuto fare varie manovre e poi ha dovuto persino sollevare la carrozzella. Sono rimasto molto amareggiato dalla scena. Quando sono andati via sono andato all'ufficio informazioni e ho chiesto se potevo parlare con qualcuno dell'amministrazione per discutere del problema, ma non era possibile. Così ho fatto il filmato, per rendere pubblica la situazione. In quel bagno ci sono 43 centimetri fra il bordo del lavandino e muro di fronte. Non c’è chiave per cui ci vuole un accompagnatore. Ma soprattutto non c’è carta igienica, nè tovaglioli, nè tavola del water, nè sapone».

Sempre alla scoperta di quello che non va, Gatto prosegue nel corridoio (dove affaccia il centro prelievi) e scopre che in una specie di piccolo atrio, dove ci sono anche delle panchine per le attese c'è una scrivania con materiale sanitario: guanti sterili, provette, disinfettante. «Su un carrello c’era un contenitore per provette di urine», racconta l’uomo calabrese, ma residente ad Alba Adriatica, «c’era diverso materiale lasciato alla mercè di tutti e un uomo non in divisa che prendeva i bollini che si attaccano sulle provette, scriveva su un libro. Aveva un giubbotto e una borsa a tracolla, non so chi lo avesse autorizzato: sembrava fosse in un supermercato, non in una struttura sanitaria. Se è un self service allora lo possiamo fare tutto. Forse era un infermiere, ma loro si riconoscono dalla divisa e dal cartellino identificativo. Ho vissuto 16 anni a Milano e 21 in Emilia Romagna, mai visto roba del genere».

Ma le indagini del paziente-reporter non finiscono qui. Questa volta si sposta all’ospedale di Sant’Omero. «Sono andato al Cup di Sant’Omero e a quello di Nereto e ho chiesto di fare una visita ortopedica all'ospedale “Val Vibrata”, mi hanno risposto che la visita ortopedica lì non si può fare. Ho chiesto il perchè non mi hanno dato risposte soddisfacenti, hanno detto che queste sono le disposizioni. Io ho obiettato che mi sembra strano, visto che c'è un reparto di ortopedia in cui si opera. Hanno replicato che le visite si fanno i solo agli operati e a quelli che arrivano dal pronto soccorso». Gatto ha bisogno di farsi prescrivere una cura per una artrosi alla schiena, riscontrata con radiografie fatte a Villa Anna a San Bendetto. La visita gliel’hanno fissata a Teramo per il 14 giugno. «Si tratta anche di una visita poco impegnativa», aggiunge Gatto, «per cui ho insistito e ho voluto parlare con qualcuno in ospedale, che alla fine ha concluso “Non so che dirle”. Penso che andrò a San Benedetto. E’ assurdo sfornire un territorio vasto come la Val Vibrata di una prestazione di base come una visita ortopedica. Ecco come aumenta la mobilità passiva, come aumenta l'enorme debito che la Asl di Teramo, e quindi la Regione, ha nei confronti delle aziende sanitarie marchigiane. E poi si parla di risanamento della spesa sanitaria».