Teramo lavoro, sequestrati al manager beni per 52 mila euro

Cretarola sarà interrogato dal gip de Rensis sull’uso dei soldi del Fondo sociale europeo

TERAMO. L’inchiesta su Teramo lavoro è tutt’altro che chiusa. Le ipotesi di reato contestate dalla procura, a cominciare dalla truffa ai danni dell’Unione Europea, hanno fatto scattare un nuovo sequestro dopo quelli già avvenuti nei mesi scorsi, quando il pm Stefano Giovagnoni ha aperto il fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati Venanzio Cretarola, amministratore della società in house della Provincia (con 110 lavoratori a spasso) e il presidente della giunta provinciale Valter Catarra. Dopo l’ordinanza con cui il gip Giovanni de Rensis ha disposto il divieto di dimora a Teramo per Cretarola, per impedirgli di accedere agli uffici della società (il pm Giovagnoni aveva chiesto gli arresti domiciliari), le indagini delegate alla Finanza proseguono a ritmo serrato. Questa mattina le Fiamme Gialle hanno sequestrato oltre 52 mila euro su un conto corrente romano del manager di Teramo Lavoro.

Domani Cretarola (assistito dal suo legale Cataldo Mariano) comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. L’inchiesta della procura verte sull’uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, sulla nomina di Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina che, secondo la procura, sarebbe avvenuta con modalità irregolari, senza una selezione pubblica e per cui, sostiene la pubblica accusa, Cretarola sarebbe stato retribuito complessivamente «con 42mila euro a valere sui fondi Fse».

Il gip nella sua ordinanza sostiene che non sarebbero stati rispettati i principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità. «Tra le regole che Teramo lavoro doveva osservare in materia di affidamento di incarichi», scrive de Rensis, «c’era anche quella relativa alla comparazione tra più soggetti candidati, trattandosi di regola corrispondente ai principi della Costituzione e del Trattato dell’Unione Europea, in quanto discendente dai parametri di trasparenza, pubblicità ed imparzialità, sempre e comunque da applicare nelle procedure contrattuali ancorate a risorse finanziarie pubbliche».

La procura contesta a Cretarola le ipotesi di abuso d’ufficio, falsità ideologica e truffa. Ipotesi che il pm contesta in concorso anche a Catarra. Ma nell’inchiesta non c’è solo l’assunzione di Cretarola. Nell’ordinanza il gip evidenzia un altro episodio per cui il pm Giovagnoni aveva ipotizzato il reato di peculato e che il gip ha riformulato come truffa. Il fatto gira intorno ad una somma di 11.255, 72 euro che, scrive de Rensis «Cretarola sottraeva illegalmente».

Nel provvedimento il gip elenca le modalità con cui, secondo l’accusa della procura, questo sarebbe avvenuto. Tra il dicembre del 2011 e il febbraio del 2012 Cretarola presenta tre fatture alla Provincia allegando prospetti contenenti le generalità dei dipendenti, le ore di lavoro svolte e l’importo delle retribuzioni. «Ma», scrive il gip, «senza che in tali prospetti venisse riportata la posizione lavorativa e la retribuzione di Cretarola.Una volta ottenuta la liquidazione delle singole fatture, si appropriava della somma di 11.255, 72 euro».

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