Teramo, minore drogato a 14 anni all’uscita da scuola

Prelevato e fatto salire su un’auto da una coppia teramana, il giudice condanna la donna a tre anni di carcere

TERAMO. E’ successo a lui. Può capitare a chiunque. Perchè microcriminalità e bullismo sono un assalto che non risparmia nessuno. Soprattutto quando si hanno 14 anni e tanta fretta di crescere. E’ in un’aula di tribunale che la denuncia di un ragazzino diventa sentenza: tre anni alla donna che, secondo l’accusa, un giorno di sei anni fa l’avrebbe bloccato mentre andava a scuola, fatto salire su una macchina, minacciato con un coltello e costretto a fumare spinelli. Una condanna, quella emessa ieri dai giudici di primo grado, che qualche mese fa è stata preceduta da un’altra a quattro anni per l’uomo che era con lei e che è stato processato con il rito abbreviato.

Le parole sono fondamentali, sempre. Perchè per capire si parte dalle parole. E dalle storie che le parole raccontano. Soprattutto se arrivano da un ragazzino di 14 anni che una mattina del 2007 si presenta alla caserma dei carabinieri di Silvi per dire di aver marinato la scuola. La sua storia inizia proprio da quel giorno, da quando i militari capiscono che c’è qualcosa di più e chiamano i genitori. Lui, davanti ai familiari, racconta che è stato fermato da due ragazzi più grandi e fa i nomi: Sara Trabucco, all’epoca 24enne e oggi 30enne, e Sebastian Ariel Lencina, stessa età. Dice che li conosce di vista perchè li incrocia sempre a Silvi, dove tutti vivono. Ma precisa che non li ha mai frequentati perchè è difficile che un 14 enne abbia qualcosa in comune con dei ventenni. Racconta che i due lo avrebbero costretto a salire in macchina dopo averlo strattonato procurandogli delle lesioni e che gli avrebbero fatto fumare degli spinelli, dicendogli che per poterne avere degli altri avrebbe dovuto procurarsi i soldi facendo dei piccoli furti. Poi le minacce con un coltello: di questo non avrebbe dovuto parlare con nessuno altrimenti per lui ci sarebbero stati guai. Ma quelle ore costretto in una macchina diventano lo sfogo di un figlio ai genitori che decidono di denunciare.

Perchè esiste una responsabilità personale davanti alla società, perchè la richiesta di aiuto di un ragazzino non può rimanere inascoltata. Così scattano le indagini e, nel fascicolo del pm Laura Colica, prende corpo (anche attraverso il racconto di alcuni testi successivamente sentiti in aula) una realtà fatta di violenze e soprusi. Sono indagini complesse, rese difficoltose anche e soprattutto dal riserbo necessario per tutelare il minore coinvolto. I due denunciati, davanti alle accuse, negano. Non hanno mai fatto niente del genere e quel ragazzino non lo hanno mai visto. Ma le indagini diventano un atto d’accusa che approda davanti ad un giudice che rinvia a giudizio entrambi per spaccio, lesioni, minacce, violenza privata e induzione a furti (reato quest’ultimo per cui ieri la donna è stata assolta). Davanti ai giudici in composizione collegiale (presidente Giovanni Spinosa, a latere Roberto Veneziano, Carla Fazzini) inizia il processo al termine del quale il pm chiede una condanna a 5 anni. Il difensore della ragazza, l’avvocato Odette Frattarelli, annuncia ricorso in appello.

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