Teramo: nata invalida, la Asl paga un milione 

Condanna in appello dopo vent’anni: la mamma doveva essere trasferita in un centro attrezzato per prematuri

TERAMO. Prima di essere mille altre cose questa è la storia di due genitori che non si sono mai arresi. Perchè un padre e una madre difficilmente si rassegnano. Anche ai tempi dilatati della giustizia che scandiscono le tappe di una tragedia. Come quella di una bambina nata prematura che oggi è una donna di vent’anni tetraplegica: a lei e ai suoi (assistiti dall’avvocato Renzo Di Sabatino) la Asl di Teramo dovrà pagare un milione e 244mila euro per danno biologico.
Così hanno stabilito i magistrati d’Appello nel respingere il ricorso presentato dalla stessa azienda sanitaria contro la sentenza di primo grado del tribunale di Teramo emessa ben otto anni fa. Confermando in toto il pronunciamento del primo giudice: ovvero che quando nell’agosto del 1998 la donna arrivò all’ospedale di Teramo alla trentesima settimana di gestazione, avrebbe dovuto essere subito trasferita in un centro attrezzato con un reparto di neonatologia. Scrivono i giudici aquilani (presidente del collegio Giuseppe Iannaccone): «La Corte non può che confermare il giudizio di responsabilità dei sanitari curanti ai quali è certamente imputabile il superficiale trattamento offerto alla partoriente in relazione alla situazione presentatasi al momento del ricovero (minacce di parto prematuro alla trentesima settimana) che avrebbe meritato un’attenzione e una strategia di intervento più adeguate che, con tutta evidenza, la struttura non era in grado di offrire, dando prova di una gestione incompetente del caso anche nell’apprestare l’assistenza base che così tanta parte ha oggettivamente avuto sulla verificazione di quella prematuranza da porsi, pertanto, in rapporto eziologico con la condotta colposa dei medici».
Sottolinenando, in più passaggi, l’esistenza di quel nesso causale che la Cassazione, nella sentenza Franzese, ha messo a fondamento della giurisprudenza sulle colpe mediche. E c’è un altro importante aspetto che i magistrati mettono in evidenza nelle undici pagine di sentenza: «La condotta colposa dei medici si è manifestata anche nella gestione della neonata che non è stata sottoposta a nessuno degli accertamenti o dei controlli che, in relazione alla prematuranza, dovevano di necessità essere predisposti in maniera intensiva e sistematica ai fini della diagnosi precoce». Nè a un trasferimento in un ospedale dotato di una unità di cure per prematuri.
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