Teramo non sa più produrre ricchezza

Gli esperti avvertono: il 2012 si è aperto nel segno della crisi, il cammino è ancora lungo

TERAMO. L'economia teramana mostra qualche timido segnale di crescita ma il 2011 non sarà certo ricordato come punto di svolta per l'uscita dalla crisi. Se i dati dello scorso anno hanno riacquistato il segno positivo e permesso l'uscita dal baratro, sembra ancora lontana l'inversione di tendenza necessaria per far risollevare la testa al territorio più duramente colpito in regione. Questo il nocciolo del Rapporto sull'economia teramana 2011 presentato ieri dalla Camera di commercio nel corso della decima giornata dell'Economia. «I dati provinciali del 2011 facevano ben sperare», ha spiegato in apertura il presidente Giustino Di Carlantonio.

«Ma», ha aggiunto, «il 2012 si è aperto all'insegna della recessione e per le imprese il cammino per l'uscita dalla crisi è quindi ancora lungo». Tanto più che un'economia come quella teramana deve rivedere totalmente i suoi modelli produttivi.

IL CONVEGNO.
A discuterne c'erano ieri a Teramo i docenti Giovanni Piersanti e Paolo Canofari, che si sono concentrati sul tema dell'euro e della sua sostenibilità, mentre ad entrare nel vivo del rapporto sull'economia teramana è stato Salvatore Florimbi, vice segretario generale della Camera di commercio di Teramo, insieme all'economista Giuseppe Mauro. A tirare le conclusioni il vice presidente della Regione, Alfredo Castiglione. «Dobbiamo reagire», ha spiegato, «finora abbiamo avviato una stagione importante di riforme che speriamo possa agevolare le imprese. Ieri siamo stati a Roma insieme alla Regione Marche per riallacciare il discorso sul protocollo Vibrata-Tronto e ottenere i fondi necessari a far ripartire l'area».

I DATI.
A far ben sperare sono i dati sulla vivacità del tessuto imprenditoriale che, per il secondo anno consecutivo, fanno registrare un +1% di nuove imprese registrate, con 374 aziende in più rispetto al 2010. Per quanto riguarda i settori continua l'andamento negativo per le attività agricole, le costruzioni, il commercio e, a livello industriale, dei comparti del mobile e della pelletteria. Continua poi la discesa delle imprese artigiane, in calo di 76 unità rispetto al 2010, ma anche quello dei fallimenti, scesi del 17%.

DONNE E GIOVANI.
Sono loro la speranza dell'economia provinciale: le imprese femminili sono cresciute, come nel 2010, dell'1,7% e anche le imprese guidate da under 35, che sono 4.499 (con un +545 unità). Alta inoltre la percentuale di imprese giovanili guidate esclusivamente da under 35, oltre l'86% del totale. Tra donne e giovani i settori più in voga rimangono costruzioni, commercio, ristorazione e agricoltura, così come per le imprese di extracomunitari, anche queste cresciute da 4.246 a 4.445.

OCCUPAZIONE.
Segnali contrastanti arrivano dal mondo del lavoro, all'interno del quale sembra però prevalere il segno positivo. Gli occupati sono aumentati di 1.400 unità mentre è sceso dello 0,4% il tasso di disoccupazione, che si attesta all'8,6%. Ma a fare da contraltare c'è l'ancora massiccio ricorso alla cassa integrazione: le ore totali sono passate da 12 a 9 milioni (-22,7%), ma a fronte di un incremento della cig ordinaria (da 2,5 a 3,9 milioni di ore) e della discesa di quella straordinaria da 9,4 a 5,3 milioni di ore. Nel complesso la provincia sembra aver perso la sua capacità di produrre ricchezza: il tasso medio annuo di crescita del valore aggiunto è stato nel 2011 solo dello 0,6%, meno della metà del risultato regionale e nazionale. È aumentata infatti la distanza tra il valore aggiunto pro capite in provincia (18.200 euro) e quello medio nazionale (22.900 euro).

LE CRITICITA'.
Ad evidenziare i punti di forza e debolezza del sistema teramano è stato l'economista Giuseppe Mauro. «L'occupazione ha tenuto», ha spiegato, «ma è ancora troppo concentrata solo sull'industria, mentre continua a scendere quella femminile. Sono inoltre venuti meno i pilastri del tessile-abbigliamento poichè il sistema di piccole imprese locali non ha retto al calo dei consumi e all'alta concorrenza».

VAL VIBRATA.
Buone notizie sono arrivate ieri anche dalla Provincia, che ha avuto un incontro al ministero dello Sviluppo economico per presentare la strategia di rilancio dell'area di crisi Val Vibrata. La proposta punta sugli interventi di riconversione del sistema produttivo vibratiano in senso sostenibile, nell'ottica, cioè, del risparmio energetico e l'uso di fonti rinnovabili.

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