Teramo, perseguita la ex con 300 sms: condannato a 10 mesi per stalking

Non si rassegna ad essere lasciato e comincia a pedinare la donna inviandole lettere e messaggi. Dovrà risarcirle anche i danni. Il giudice: «La vittima ha dovuto sottoporsi a visite psichiatriche»

TERAMO. A raccontare la paura ci sono quei trecento sms ricevuti in meno di cinque mesi, fino a 9 o 10 al giorno. «Offensivi e minacciosi» scrive il giudice Flavio Conciatori nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato a dieci mesi il 50enne teramano accusato di stalking nei confronti della sua ex.

Non solo la condanna penale, ma anche un risarcimento alla vittima (costituitasi parte civile) con una provvisionale immediatamente esecutiva di duemila euro. Il che in un procedimento di questo genere segna un precedente non di poco conto. Perchè storie come queste scivolano nelle aule di giustizia come in una catena di montaggio. Drammaticamente uguali. A volte con particolari diversi in scenari che si ripetono. Come quella di questa quarantenne teramana che dopo aver lasciato l’uomo con cui ha avuto una lunga relazione sentimentale precipita in un inferno. Tra telefonate e messaggi di minaccia, pedinamenti, inseguimenti per strada fino a incursioni notturne nel suo giardino per lasciare inquietanti mazzi di fiori. E anche lettere e cartoline di minacce per chiederle di tornare insieme. Lei pensa che primo o poi tutto finirà, ma così non è. Telefonate e sms continuano, lui continua a pedinarla e lei comincia ad avere paura. Fino al punto di denunciarlo assistita dall’avvocato Monica Passamonti. Così scattano le indagini, l’uomo viene indagato, rinviato a giudizio, processato e, in primo grado, condannato.

Perchè scrive il giudice Conciatori nelle motivazioni: «la deposizione della parte civile risultava lineare, coerente e non astiosa, dunque sostanzialmente credibile. Per altro verso le ulteriori risultanze istruttorie confermavano l’attendibilità della teste. In particolare i messaggi Sms confermano e rafforzano il contesto di vera e propria assillante persecuzione posta in essere dal prevenuto nei suoi confronti per indurla a riprendere la relazione affettiva da lei interrotta». E aggiunge: «Anche dal punto di vista psicologico le conseguenze del comportamento persecutorio risultavano rilevanti, essendo la donna precipitata in uno stato ansioso tale che, per timore di incontrare l’imputato in ogni luogo da lei frequentato, aveva paura di uscire con degli uomini, tanto da sottoporsi a visite psichiatriche. L’assillante presenza dell’uomo in tutti i luoghi frequentati dalla donna, l’invio pressocchè quotidiano a costei di numerosissimi messaggi sms, di tenore talora offensivo e minaccioso, ma comunque tali da denotare l’intento di perseverare nel suo comportamento fino a quando la stessa non avesse accettato di riprendere la relazione affettiva, costituiscono indubitalmente atti persecutori».

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