Teramo, provincia più agricola d’Abruzzo 

Produce il 29,4% del valore aggiunto del settore in regione e ha un forte peso nel sistema economico 

TERAMO. Presentato il “Rapporto sul sistema agro-alimentare in Abruzzo 2018”. Uno strumento di analisi, offerto a imprese e istituzioni, sullo stato del settore agroalimentare, realizzato dal polo Agire a cui hanno collaborato docenti, ricercatori e professionisti appartenenti al mondo dell’università e ai centri di ricerca del territorio.
Ieri all’università hanno accolto i presenti il rettore Dino Mastrocola, l’amministratore delegato di Agire Donatantonio De Falcis, il presidente di Agire William Di Carlo e il presidente dell’Its di Teramo Giovanni Di Giosia. Hanno preso la parola Emilio Chiodo e Maria Angela Perito, della facoltà di bioscienze e tecnologie agroalimentari e ambientali dell’università di Teramo, Daniela D’Angelantonio dell’istituto zooprofilattico “Caporale”, Matilde Fiocco del Cresa, Alessandra Tavoni dello Studio Rozzi & Consulmarchi, Nicola Casolani e Lolita Liberatore del dipartimento di economia dell’università D’Annunzio.
Dal rapporto emerge che Chieti e Teramo sono le province più agricole d’Abruzzo. «Il sistema agroalimentare ha un peso rilevante sull’economia abruzzese, sia per la componente agricola che quella industriale», si legge in una sintesi del rapporto, «a livello regionale si contano circa 38.000 occupati nel settore agricolo e industriale, il 7.3% dell’occupazione complessiva, con un valore aggiunto che supera gli 1,3 miliardi di euro. In termini di produttività del lavoro il sistema agricolo regionale risulta meno efficiente di quello nazionale, con un valore aggiunto per occupato pari al 91% di quello nazionale. Ancor più netto è lo scarto per l’industria agroalimentare: il valore aggiunto per occupato è pari solo al 74,1% della media nazionale. Sono Chieti e Teramo a produrre il maggior valore aggiunto agricolo, rispettivamente il 29,6 e 29,4% del totale regionale, mentre in termini relativi il peso dell’agricoltura sull’economia, che già in Abruzzo è superiore rispetto all’Italia (il 22% in più), è di molto superiore nella provincia di Teramo (circa il 60%) e dell’Aquila (circa il 33% in più), mentre Pescara risulta despecializzata nel settore».
La distribuzione degli occupati agricoli, ultimi dati 2015, mostra la maggior concentrazione nel Chietino, con il 37,9%, seguito dalle province di Teramo e l’Aquila, entrambe con il 23,4%, e infine Pescara, 15,3% degli occupati agricoli della regione. Positivo il quadro del commercio estero, che nel suo complesso alla fine del 2017 vale 505,3 milioni di euro. Menzione alle esportazioni di vini: con oltre 170 milioni di euro l’Abruzzo esporta circa il 2,7% del totale nazionale e che, con un incremento del 13,4%, colloca la nostra regione fra le più dinamiche del contesto nazionale (che ha fatto registrare una media del +6,4%)
«Il quadro complessivo», si legge nella sintesi, «resta però incerto, con una fragilità nei riguardi del mercato che si fa sentire per i diversi settori produttivi ma che per alcune filiere resta un vincolo determinante sulla solidità delle imprese economiche. Il quadro strutturale aziendale mostra tutta la debolezza del sistema delle aziende agricole con dimensioni del tutto insoddisfacenti rispetto alle esigenze di un’agricoltura moderna e condotta con criteri di razionalità ed economicità. La redditività delle imprese agricole resta un dato veramente preoccupante. Parte consistente del reddito deriva dall’integrazione con contributi pubblici mentre, salvo rare eccezioni, il mercato non riesce a remunerare adeguatamente né il lavoro né gli investimenti. Le politiche dello sviluppo rurale messe in atto dalla Regione e dai tanti strumenti di sostegno che operano sulla intera filiera agroalimentare stanno producendo risultati di un certo rilievo, specialmente a sostegno di investimenti nei diversi segmenti produttivi. La dinamica delle industrie alimentari risulta, al contrario, positiva, con incrementi di fatturato e con miglioramenti della produttività e della competitività specialmente nei settori a forte identità regionale». De Falcis auspica «per consolidare e favorire lo sviluppo di un comparto economico strategico per la regione Abruzzo» la promozione di «un sistema permanente di legami strutturali fra centri di ricerca, università ed aziende produttrici».
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