Teramo, raddoppiati i pignoramenti in un anno

Il 70% riguardano stipendi di gente comune che non riesce a pagare i debiti per l’acquisto di elettrodomestici (la sirena dell'acquisto in comode rate a tasso zero) o per cure

TERAMO. La sirena dell’acquisto in “comode” rate a tasso zero. O l’impellenza di far fronte a una necessità indifferibile, come delle cure mediche. Le strade sono tante, ma portano tutte al pignoramento dei propri beni. In provincia di Teramo nell’ultimo anno sono quasi raddoppiate le procedure esecutive pendenti in tribunale e per il 70% riguardano proprio il pignoramento dello stipendio.

Sono tutte nei confronti di gente comune. Non solo dell’imprenditore in difficoltà o del disoccupato che senza reddito si trova a dover sopravvivere, ma del comune dipendente o del pensionato. Chi lo subisce lo vive prima con sorpresa, poi con vergogna. Sorpresa perchè di solito si tratta di persone che sommano più indebitamenti, di piccoli importi, e solo alla fine si accorgono di non potervi far fronte. Vergogna perchè, soprattutto se si ha un lavoro regolare, viene visto come un fallimento. E’ il caso dell’impiegato cinquantenne di Teramo che supplica l’avvocato di notificargli gli atti giudiziari sul luogo di lavoro e non a casa. Perché la madre, con la quale è tornato a vivere dopo la separazione, si preoccuperebbe. O della coppia di Roseto che ha acquistato casa con un mutuo e sulla spinta dell’entusiasmo anche cucina, lavatrice e lavastoviglie a rate ma ha scoperto che alla fine ogni mese rimanevano 300 euro per vivere. c’è anche il pensionato che per far fronte a un evento imprevisto si è rivolto a una finanziaria, perché un genitore non deve chiedere soldi ai figli. E ha iniziato a non poter pagare più le bollette, fino al pignoramento di parte della pensione.

«Queste sono alcune delle tante vicende che colpiscono i lavoratori dipendenti, i “privilegiati” per antonomasia», spiega l’avvocato Domenico Giordano, docente di diritto commerciale all'università di Teramo, «per loro ottenere un prestito è semplice: hanno una busta paga e un Tfr da offrire a garanzia. Così il piccolo imprevisto viene fronteggiato ricorrendo a una o più finanziarie, e fra cessione del quinto e delega di pagamento, lo stipendio a un certo punto non basta più». Inutile, poi, tentare di non far sapere nulla in guiro: alla seconda rata scaduta si viene segnalati alla Crif e partono i pignoramenti.

Un minimo di aiuto arriva dal legislatore che «ha recentemente introdotto una specifica disciplina dell'insolvenza civile. Cioè una procedura concordataria che può esser utilizzata dal consumatore o dalle micro imprese per liberarsi in modo definitivo dai debiti pagando solo una percentuale dell'importo dovuto», spiega Giordano. Infatti chi si trova in una situazione di sovraindebitamento corre il rischio di dover passare il resto della propria vita inseguito dai creditori.

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