Teramo, Ruzzo Reti: 110 dipendenti rischiano il posto

Assunti senza concorso, per il decreto Madia i loro contratti sono nulli. Il cda incarica due legali di studiare la questione

TERAMO. Ci sono 110 dipendenti dell’acquedotto del Ruzzo (per la precisione Ruzzo Reti spa) i cui contratti potrebbero essere nulli e che la società, norme alla mano, potrebbe essere costretta a mandare a casa. Si tratta di coloro che vennero assunti a chiamata diretta, dunque senza procedure di evidenza pubblica, durante le gestioni di centrosinistra dei presidenti Giuseppe Casalena e Giacomo Di Pietro (anni Duemila). Il testo unico sulle società partecipate, entrato in vigore nel settembre scorso e “figlio” del cosiddetto decreto Madia che ha riformato la pubblica amministrazione, parla infatti chiaramente di nullità dei contratti stipulati in assenza di provvedimenti o procedure previsti dalla legge.

«Una riflessione è in atto», dice il presidente Antonio Forlini, «e abbiamo richiesto due pareri legali: uno di diritto del lavoro e uno che riguarda la natura delle società pubbliche. A seguito di questi pareri si prenderà una decisione che ovviamente coinvolgerà anche l’assemblea dei sindaci e i sindacati». A domanda su cosa accadrebbe se fosse necessario annullare i 110 contratti, Forlini risponde: «Non sarebbe un’operazione fattibile, almeno non tutti insieme, senza paralizzare l’azienda».

Che le assunzioni fatte con chiamata diretta al Ruzzo negli anni Duemila fossero tutte illegittime lo sosteneva, già nel 2012, la consulenza affidata dal presidente Claudio Strozzieri all’avvocato Franco Di Teodoro. Il quesito proposto doveva accertare se le persone chiamate, per lo più impiegati amministrativi, potevano o meno essere inserite in organico in base alla legge 22/2004. Secondo quanto accertato dalla consulenza si sarebbe dovuto procedere, invece, con procedure di evidenza pubblica che sono del tutto mancate durante le gestioni Casalena e Di Pietro. La questione, insomma, è annosa e al momento irrisolta. Ma ora il decreto Madia ha imposto di risolverla.(d.v.)

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