Teramo, spariti 463mila euro dalle casse della Poste. Il pm: "Processate il direttore"

La Procura accusa il sindacalista Di Tanno di aver sottratto 463mila euro in due anni dall’ufficio di via Lucidi

TERAMO. La Procura chiede il processo per Cosimo Di Tanno, 58 anni, ex direttore della filiale di Teramo 2 delle Poste, accusato di peculato per aver causato un ammanco di 463mila e 400 euro. La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dal pm Davide Rosati. Di Tanno, dunque, finirà davanti a un giudice per l’udienza preliminare, che dovrà decidere se mandarlo o meno a processo.

I fatti contestati a Di Tanno, che è anche un sindacalista dell’Ugl e che dopo l’avvio dell’inchiesta è stato trasferito ad altro ufficio, si sono verificati in un periodo compreso tra giugno del 2009 e ottobre del 2011 e sono avvenuti nell'ufficio postale di via Noè Lucidi. L'indagato ha sempre respinto ogni accusa, affermando che si era trattato di un'anomalia nel funzionamento del bancopost. Ma, a questo proposito, i giudici del tribunale del riesame, che nel marzo scorso hanno respinto il ricorso del dipendente contro il sequestro di computer e documenti ordinato dalla Procura, hanno scritto: «Al considerevole importo si è addivenuti con il passare del tempo senza che siffatte anomalie, delle quali l'indagato ha dichiarato, in sede di verifica a sorpresa, di essere a conoscenza, fossero mai state dallo stesso segnalate nonostante la posizione di custodia rivestita nella giacenza del cash dispencer e l'obbligo sul medesimo incombente di verificare costantemente le operazioni».

La denuncia delle Poste è scattata un anno fa dopo un' ispezione interna. L'appropriazione di denaro dal bancomat postale sarebbe avvenuta nell'arco di anni, con una cadenza regolare. Il modus operandi potrebbe essere stato quello di aver caricato, per esempio, 5mila euro inserendo la cifra sul computer ma distraendo, all'atto del posizionamento dei soldi nelle cassette, una somma sempre uguale. Sul computer dell'ufficio appare la somma caricata ma nel medio periodo si crea una differenza tale da non poter più caricare denaro, perché è stato superato il limite di giacenza nello sportello automatico anche se, in realtà, dentro il contante non c’è.

A far venire a galla la vicenda è stato proprio questo: la giacenza media dell'ufficio, calcolata dalla somma delle banconote che risulta sul computer, è cresciuta a dismisura. In altre parole, le Poste di via Lucidi avevano sulla carta somme sufficienti per fare molti pagamenti senza dover ricorrere alle sovvenzioni che si richiedono nei primi giorni del mese. Ma da via Lucidi le richieste, nonostante la maxi giacenza esistente sulla carta, venivano fatte lo stesso alla filiale di Teramo.

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