Tercas-Caripe: affare fatto

A Verona la stretta di mano tra Nisii e Banco Popolare

TERAMO. L'avvocato Lino Nisii torna da Verona molto soddisfatto. Tra Tercas e Caripe l'affare è fatto. E' stato determinante, ieri mattina, l'incontro nella città scaligera tra il presidente della Cassa di Risparmio di Teramo ed il vertice del Banco Popolare (la capogruppo di Caripe). L'ultimo ostacolo è stato superato, il prezzo sarebbe sceso di quel tanto che ora soddisfa la Tercas. Una stretta di mano, alla fine della mattinata, ha sancito di fatto l'acquisto della banca pescarese da parte dell'istituto teramano che può così realizzare il più grande polo creditizio abruzzese.

La palla ora passa ai rispettivi consigli d'amministrazione e poi ai legali delle due banche per mettere nero su bianco il contratto di compravendita. Quindi ci sarà la comunicazione alla Banca d'Italia, la pubblicazione sul sito della Borsa e, infine, la nomina di un advisor che dovrà prendere in mano il contratto e supervisionarlo. Nessun commento da parte di Tercas (se non la frase laconica: «Si è delineato un quadro positivo») perché il Banco Popolare è quotato in borsa. Quindi si rischierebbe di commettere un reato bancario. Ma l'ultimo ostacolo è saltato. Probabilmente era legato alla necessità di ridefinire l'entità di alcuni crediti vantati dalla banca pescarese e ritenuti non esigibili, che però alzavano il prezzo della trattativa spingendo la Tercas a un raffreddamento.

Ma proprio questi crediti sono stati al centro di una verifica compiuti da esperti della Cassa teramana nelle ultime settimane. E alla fine della verifica, il «cauto ottimismo» di Nisii si è trasformato in soddisfazione. Del resto, anche il dg di Tercas, Antonio Di Matteo, venerdì scorso, nel corso di un Workshop, si era lasciato sfuggire dell'acquisto imminente di Caripe. Era però ancora presto. Quello di ieri, infatti, risulta essere l'incontro decisivo che ha spianato l'affare Tercas-Caripe. A settembre, dopo la pausa estiva, assisteremo al passaggio vero e proprio di quote ad un prezzo che supera di poco i cento milioni di euro, che però rapprentano solo una prima tranche dell'operazione, pari al 51 per cento delle quote Caripe.

La Cassa di risparmio pescarese, con i suoi 51 sportelli (la Tercas ne ha 110) e 382 impiegati (838 sono invece i dipendenti della banca teramana) era stata quotata dalla holding veronese che la controlla 265 milioni di euro. Un prezzo che la Tercas ha da subito ritenuto troppo alto, tant'è che la banca dell'avvocato Nisii aveva rilanciato un'offerta di 200 milioni, di cui la metà da pagare subito, ed il resto da onorare entro e non oltre due anni, fino all'acquisizione del 95 per cento del pacchetto azionario. Un grande patto sancito, ieri mattina, con una stretta di mano.

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