Terremoto: insicuri i luoghi di fuga

La gente dovrebbe salvarsi in posti con cancelli chiusi e reti insuperabili

TERAMO. Scappare nel mezzo della notte alla ricerca di un luogo sicuro e ritrovarsi con il cancello sbarrato di fronte alla faccia. E' questo il destino che rischiano molti cittadini teramani in caso di emergenza. Le aree adibite a primo soccorso e alla raccolta della cittadinanza in caso di catastrofi naturali sono, in molte circostanze, totalmente inadeguate: sporche, senza acqua potabile, elettricità e, in alcuni casi, addirittura chiuse a chiave. Le emergenze, però, non hanno orario e chi volesse cercare rifugio, dopo il tramonto, nella Villa Comunale sarebbe costretto a scavalcare la recinzione.

SICURI SULLA CARTA.
La carta operativa delle emergenze stilata dal Comune e pubblicata sul sito istituzionale il giorno successivo alle numerose scosse (ben 23) con epicentro a Torricella Sicura, parla chiaro e indica minuzioasamente tutti i luoghi in cui trovare rifugio e dove apprestare i campi di primo soccorso. Un documento stilato, con molta probabilità, senza aver visitato i luoghi in questione e senza aver tenuto conto dell'utilizzo e dell'accessibilità per i cittadini.

LA VILLA COMUNALE.
L'esempio principe è dato dalla Villa Comunale. Un'area enorme, situata in pieno centro città e capace di accogliere migliaia di persone in caso di necessità che, però, può essere utilizzata solo a mezzo servizio. E' cosa risaputa, infatti, che i cancelli del parco chiudono un'ora dopo il tramonto impedendo l'utilizzo dell'intera area nelle ore notturne. A ricordarlo è il cartello affisso in bella vista all'ingresso ma chi ha stilato il documento non sembra averlo notato. All'interno, poi, è ancora presente il cantiere dei lavori dell'ipogeo che, oltre a rubare svariato terreno utilizzabile per sistemare gli sfollati, rappresenta una zona pericolosa in caso di sovraffollamento.

LA SPORCIZIA E LE RETI PERICOLOSE.
Non andrebbe meglio per i residenti di Collatterrato che si ritroverebbero in luoghi colmi di spazzatura e con le reti pericolosamente divelte.
Qui sono due le aree predisposte e corrispondono a campi da calcetto. Il primo, situato nella zona bassa della frazione, è una vera discarica. Il terreno è disseminato di cartoni, bottiglie di vetro e buste di plastica. Le reti che circondano il campo da calcetto, poi, sono semidistrutte e da esse sporgono fili di ferro appuntiti e pericolossissimi. L'altro campetto sembra essere messo meglio: pulito e senza danni. Qui, però, a differenza dell'altra area non sembra esserci un impianto elettrico da poter utilizzare nei primi momenti e le vie di fuga sono ristrette ad un solo cancello.

IN VIA TEVERE E CONA.
Ci sono poi alcune aree che dovrebbero servire zone molto popolose come la Cona e via Tevere ma che a non riuscirebbero a contenere tutti gli sfollati. Le zone indicate sulla carta operativa sono due: rispettivamente uno slargo e un giardinetto. Entrambi superano a stento i mille metri quadrati. E' difficile immaginare che possano ospitare migliaia di cittadini. Fatta eccezione per i giardini «Ivan Graziani» e pochi altri punti di raccolta, quasi ovunque mancano servizi primari come prese elettriche e acqua potabile. Il campo da calcetto di via Aurini, a Villa Mosca, sembra avere le carte in regola compresi i tombini che permettono il deflusso delle acque in caso di pioggia ma anche qui ci sono problemi oggettivi come il difficile approvvigionamento d'acqua e la carenza di vie di fuga. Che Dio ce la mandi buona.

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