Timbrature illegali alla Asl di Teramo: in 5 a processo

La procura li accusa di averli vidimati in sedi diverse da quella principale per aumentare le ore. Tra i rinviati a giudizio l’ex vicesindaco di Bisenti D’Ostilio, imputato anche per peculato

TERAMO. Cinque rinvii a giudizio chiudono l’inchiesta sulla presunta truffa alla Asl per le ore di lavoro e per i cartellini timbrati in una sede diversa da quella di Teramo. Il gup Domenico Canosa, al termine dell’udienza preliminare, manda a processo (prima udienza a gennaio) Sergio D'Ostilio, tecnico coordinatore della prevenzione del Sian (servizio igiene degli alimenti e della nutrizione) ed ex vicesindaco di Bisenti, Marcello Volpi, tecnico della prevenzione del Sian e Guido De Carolis, tecnico del servizio prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro della Asl di Teramo, Maria Maddalena Marconi, dirigente del Sian, e Valerio Benucci, dirigente del settore prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. I primi tre sono imputati per truffa e gli ultimi due di concorso in truffa perché accusati di averli autorizzati illegittimamente a timbrare in altre sedi rispetto a quella di lavoro. Accuse, quelle contestate dalla procura, che dovranno essere provate nel corso del dibattimento. La Asl, così come previsto dalla normativa, si è costituita parte civile.

L’inchiesta, che porta la fima del pm Davide Rosati, nel 2013 aveva portato alle misure, poi revocate, dell'obbligo di dimora a Bisenti per D'Ostilio, della sospensione dal servizio per Volpi e dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per De Carolis. All’epoca dei fatti i dipendenti respinsero le accuse esibendo delle autorizzazioni rilasciate dalla Asl con cui si consentiva loro di timbrare il cartellino in uffici distaccati dalla sede centrale di Teramo nell’ambito di una organizzazione aziendale per cui le ore pagate dall’azienda sanitaria erano sempre comprese tra le 8 e le 14 (quindi anche se il cartellino è timbrato alle 7 l’ora in più non è pagata). Di diverso avviso la procura, secondo cui si tratterebbe di autorizzazioni illegittime.

D’Ostilio nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha sempre respinto tutte le accuse contestate rimarcando, più volte, il fatto di aver agito nella massima correttezza e trasparenza sia nel timbrare il cartellino e sia nell’utilizzo della macchina dell’azienda sanitaria. All’ipotesi di reato di truffa per D’Ostilio si aggiunge quella di peculato che, per il magistrato, si concretizza proprio nell’utilizzo dell’auto della Asl, quella in uso al servizio Sian. Secondo gli inquirenti l’uomo tornava a casa con la vettura e la lasciava parcheggiata sotto la sua abitazione. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia D’Ostilio ha sostenuto di aver usato la macchina di servizio dell’azienda sanitaria solo ed esclusivamente per questioni di servizio. (d.p.)

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