Trattamento anti-ictus il Mazzini è terzo in Italia

Il centro di radiologia vascolare è ai primi posti per le embolectomie Venerdì salvata la vita a un teramano che aveva l’arteria basilare occlusa

TERAMO. E’ il terzo centro in Italia per il trattamento endovascolare dell'ictus. La Radiologia vascolare e interventistica di Teramo ha mosso i primi passi nel 2009 e adesso è seconda, come numero di interventi, solo a quella del “Careggi” di Firenze e dell’ospedale “Sant’Agostino Estense” di Modena. Secondo i dati del registro endovascolare ictus, aggiornati a metà settembre, l’ospedale fiorentino ha eseguito 130 interventi, quello emiliano 103 e il teramano 77. Il centro del Mazzini è diventato un punto di riferimento per i pazienti da Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna. Ed è stato anche accreditato dalla Regione come centro di riferimento per lo stroke (cioè l'ictus) nella fase acuta e iperacuta

In totale sono tre i medici che portano avanti il centro al “Mazzini”, compreso il responsabile, Vincenzo Di Egidio. L'unità operativa semplice a valenza dipartimentale in sostanza svolge il trattamento endovascolare dell'ictus ischemico in fase acuta e iperacuta. Infatti dalla terza ora dall'insorgere dell'ictus nella parte anteriore del cervello e dalla sesta nella posteriore non si può più intervenire con la sola terapia farmacologica per rimuovere il trombo. Se quindi nel periodo precedente intervengono i neurologi, poi l'unica possibilità è praticare un'embolectomia. In parole povere i medici navigano all'interno del vaso fino ad arrivare in prossimità dell'occlusione, che viene aspirata.

Si tratta di un intervento salvavita: quanto accaduto a un paziente venerdì scorso dà la misura dell’importanza di questi trattamenti. Il 16 è infatti arrivato in ospedale un paziente teramano di 62 anni con attività cardiaca inesistente e pupille midriatiche (cioè dilatate), incosciente. I neurologi hanno subito capito che si trattava di un ictus e anche a un vaso importantissimo: l’arteria “basilare”, che è deputata al centro del respiro e l’attività cardiaca. Un ictus a un vaso di questa importanza, situato nella fossa cranica posteriore, implica un alto tasso di mortalità. Il paziente è stato sottoposto a trattamento endovascolare e ora è già in reparto, perfettamente cosciente, in pieno recupero. Mangia e parla come se non avesse avuto un ictus di quella portata. Si deve infatti tenere conto che l'occlusione di un'arteria cerebrale può causare dall'invalidità, con una serie di costi sociali, fino alla morte. «Siamo riusciti a ottenere questi risultati», commenta Di Egidio, «grazie all’apporto della neurologia, dell’anestesia e rianimazione, del pronto soccorso, della neurochirurgia. L’attività del centro la illustreremo sabato prossimo a Firenze, a un convegno in cui si analizzeranno i dati del registro endovascolare dell’ictus e si illustrerà l’attività dei primi tre centri in Italia, fra cui quello di Teramo».

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