Un’impresa milanese vuole acquistare e rilanciare la Mma

Ancarano, allarme della Cisl: la curatela fallimentare temporeggia, non possiamo perdere quest’occasione

ANCARANO. La Mma di Ancarano potrebbe risorgere. C’è un imprenditore interessato ad acquisirla ma il rischio è che l’operazione non si concretizzi.

A lanciare l’allarme è Antonio Liberatori, segretario della Fim Cisl. La Mma è un’azienda che produceva rivetti, dichiarata fallita nel dicembre 2013. «Un'altra azienda storica che ha occupato nel passato decine di lavoratori e che dal punto di vista tecnologico è ancora un’azienda di punta nel suo settore», la definisce Liberatori, «e oggi si affaccia sullo scenario un imprenditore milanese che vorrebbe rilanciarla. Ma sembra che non sia così semplice riaprirla: gli ostacoli non sono sotto l’aspetto degli investimenti, ma per quello burocratico». Sostanzialmente l’imprenditore propone alla curatela fallimentare un affitto di ramo d'azienda per sei mesi, propedeutico all'acquisto dell'azienda attraverso un concordato fallimentare. «La sensazione che noi abbiamo», aggiunge Liberatori, «è che ci sono difficoltà della curatela ad avviare questa operazione, nonostante da quanto ci risulti l'imprenditore sia disponibile a soddisfare tutte le richieste della curatela stessa. Bisognerebbe però stringere sui tempi: se le operazioni si faranno fra sei mesi non hanno più senso». Il concordato fallimentare avrebbe un valore di quasi un milione e mezzo. Inizialmente è previsto il reimpiego di 12-13 operai per rimettere in sicurezza l'azienda e riattivare gli impianti, per cui si prevede un investimento di 4-500mila euro.

Queste sono le cifre che mette in gioco l’imprenditore di Milano, che opera nel settore metallurgico, nelle viti in acciaio: con la Mma andrebbe ad implementare la sua attività. Infatti la Mma faceva rivetti speciali che in Cina non riescono a produrre o nei casi in cui ci riescono, lo fanno a prezzi non inferiori a quelli della produzione ad Ancarano. «Non capiamo perchè si vada così a rilento, se ci sono altre offerte che scendano in campo», incalza il sindacalista, «di questi tempi riavviare un'azienda è come trovare un tesoro, non ci possiamo permettere, nella situazione di crisi attuale, di non far ripartire una fabbrica. Una soluzione da rifuggire è quella dello spezzatino (l’azienda verrebbe venduta a pezzi, ndr) soluzione che sicuramente non crea lavoro e giova ad altri, ma non alle maestranze».

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