«Un presidente teramano per la Tercas»

Intervista al deputato-banchiere Sottanelli: parla di colpevoli, di chi guiderà la banca ormai pugliese e della sconfitta del territorio

TERAMO. Se la Tercas è diventata pugliese le domande chiave sono quattro. Chi è il colpevole, quali danni subirà la città, c’è una trama politica dietro il salvataggio della banca più grande d’Abruzzo e, soprattutto, il nuovo presidente sarà un teramano? A rompere il ghiaccio, dopo lo shock della prima ora, è il deputato banchiere, Giulio Cesare Sottanelli, che apre il dibattito a cui finora il novanta per cento della politica e della società che conta si sta sottraendo. Sottanelli accetta subito, non ha paura di farsi intervistare per scagliare la prima pietra. Vedremo chi, dopo di lui, può permettersi di farlo.

Onorevole Sottanelli chi, secondo lei, ha davvero giocato il ruolo determinante nel salvataggio Tercas scongiunrando, sul filo di lana, che la banca finisse nel baratro della liquidazione?

«Non ho il minimo dubbio a risponderle: dico Bankitalia che ha fatto bene il suo dovere».

Assodata questa domanda, che effetto le fa e quali conseguenze avrà una Tercas senza più i teramani: è una sconfitta epocale per la città?

«Sì, lo è e non solo per Teramo ma per l’intero Abruzzo. Avevamo la banca più importante della regione con la possibilità storica di aggregare le quattro province e di farla diventare la Banca d’Abruzzo. Ma il sogno è svanito.

Ora sono amareggiato, rammaricato e deluso pensando al danno che Teramo e il resto della provincia subiranno. L’aver letto la notizia della cessione, peraltro gratuita, alla Popolare di Bari, di tutte le azioni detenute dalla Fondazione Tercas significa perdere per sempre occasioni enormi per il nostro territorio. In parole semplice vuol dire che dovremo anche rinunciare a quei 10 milioni di euro che la Fondazione donava ogni anno, senza scopo di lucro, per finanziare decine di iniziative culturali».

Guardiamo al futuro immediato: secondo lei sarà una nuova Tercas con un presidente teramano o lo spera?

«Lo auspico perché penso che sia possibile nell’intesse dell’azionista di riferimento, la Popolare di Bari, che solo così potrà assicurarsi un legame forte fra la nuova Tercas e il nostro territorio. E spero che anche una parte dei componenti del futuro Cda, che prenderà il posto del commissario di Bankitalia, Riccardo Sora, sia teramana o della provincia».

Ma chi può essere un buon presidente teramano per Tercas? Sa dirci un nome o farci un identikit?

«Non posso fare nomi ma dovrà essere una persona davvero di Teramo o della provincia, cioè non venuta da fuori, altamente competente, che tenga a cuore la sua città e, soprattutto, che non abbia nulla, ma proprio nulla, a che vedere con il passato di Tercas».

Pugliesi uguale dalemiani? Non è un segreto che Vincenzo De Bustis, dg della Popolare di Bari, sia considerato vicino a Massimo D’Alema. Dietro il salvataggio della Tercas c’è dunque la politica?

«No e mi auguro resti lontana. In realtà la banca pugliese è solo rimasta in attesa ed ha colto i tempi giusti e l’alleato più forte e motivato a farlo.

Mi riferisco al Fondo di garanzia interbancario, presieduto da Paolo Savona, che sarebbe intervenuto comunque in caso di default ma in modo molto più pesante».

Ultima domanda: Teramo ha perso, è la sconfitta del governatore Chiodi e del Pdl?

«No, è una sconfitta di due generazioni che hanno permesso che tutto questo accadesse. Tutta la politica, di destra e di sinistra, è quindi colpevole. Ma i veri guai sono accaduti prima che al governo della città e della Regione ci fosse il Pdl».

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