Una maxi condanna per il Comune

Deve pagare mezzo milione di euro a un'impresa di costruzione

SANT'EGIDIO ALLA VIBRATA. Comune condannato a pagare un maxi risarcimento danni ad un'impresa di costruzione per una palazzina fatta costruire in ritardo. Succede a Sant'Egidio: secondo i giudici del Tar l'amministrazione dovrà sborsare 438 mila euro.

LA STORIA. Nel 2001 l'Immobiliare S.C. Srl aveva richiesto all'allora amministrazione comunale una concessione edilizia per realizzare una palazzina dietro alla chiesa. La richiesta venne rigettata e l'impresa fece ricorso al Tar che, con una sentenza del 2003, accolse il ricorso, dichiarando illegittimo il no dell'ente pubblico. Il Comune fece appello al Consiglio di Stato, appello che nel 2006 venne rigettato dai giudici. Nel 2007 la società fece nuovamente ricorso al Tar per chiedere il risarcimento dei danni derivanti dalla ritardata realizzazione dello stabile. La costruzione dell'edificio, infatti, è iniziata nel 2009, dopo il rilascio del permesso di costruire. Ma è evidente che in questi anni il mercato immobiliare è notevolmente cambiato e che costruire e vendere appartamenti nel 2009 non ha avuto lo stesso rientro economico di cinque anni prima.

IL SINDACO. Il caso si è trascinato per dieci anni: la vicenda della palazzina realizzata nel centro della cittadina in passato ha sollevato anche numerose polemiche politiche tra l'allora maggioranza e minoranza. Oggi, con gli enti locali costretti a far fronte a casse sempre più al verde, la sentenza del Tar arriva come un fulmine a ciel sereno: recuperare dal bilancio di un Comune mezzo milione di euro non è facile. Figurarsi se lo è per un Comune piccolo come quello di Sant'Egidio. Lo sa bene il sindaco Rando Angelini, che dice: «La mia amministrazione ha già ereditato dalla precedente il mancato rispetto del patto di stabilità e stiamo già facendo grossi sacrifici per far quadrare i conti. Questa sentenza è la goccia che fa traboccare il vaso ed è l'ennesimo regalo della ex amministrazione apparsa poco attenta e oculata all'interesse pubblico. Sono soldi che vengono tolti alla collettività che certamente non lo merita. Sono davvero molto rammaricato».

L'IMPRESA. «Al mio cliente», commenta l'avvocato Enzo Formisani, che rappresenta l'impresa di costruzione, «dispiace che si sia arrivati ad una sentenza che alla fine penalizzerà l'intera comunità di Sant'Egidio. In precedenza avevamo tentato in tutti i modi di evitare il giudizio di risarcimento ed anzi avevamo raggiunto un accordo con la precedente amministrazione che prevedeva una soluzione senza esborso finanziario da parte del Comune. Purtroppo, per motivi a noi ignoti, non è stato possibile concretizzare tale accordo. Per il resto siamo soddisfatti che si sia conclusa una vicenda giudiziaria iniziata dieci anni fa».

I GIUDICI. I giudici del Tar dell'Aquila sono stati chiari nel dire che il danno c'è stato. «L'accertata illegittimità del diniego in via giurisdizionale», scrivono nella sentenza, «avrebbe dovuto imporre il pieno soddisfacimento delle pretese della ricorrente, al contrario intervenuto solo con il recente rilascio del permesso di costruire. Il nesso causale può dirsi in re ipsa, posto che l'adozione dei provvedimenti annulati ha determinato la mancata espansione del diritto della ricorrente agli effetti edificatori e, di conseguemza, l'impossibilità di conseguire nei tempi programmati dall'impresa l'utilità sperata».

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