Varrassi rivela: niente polo oncologico

La riunione in prefettura non ferma lo sciopero della fame: per i manifestanti le rassicurazioni della Asl non bastano

TERAMO. Il polo oncologico non serve. Parole del direttore generale della Asl Giustino Varrassi alla riunione che si è svolta in prefettura sulla spinosa situazione dell’Oncologia teramana. Un incontro chiesto dal sindaco Maurizio Brucchi a cui ieri hanno partecipato anche i vertici della Asl e il primario del reparto,A medeo Pancotti. E in questa sede il manager ha chiarito che non intende in alcun modo creare il polo oncologico nella Asl, che in pratica consiste in un percorso diagnostico e clinico che agevoli il malato di cancro nelle diverse fasi della malattia. La riunione è stata chiesta dopo che è ripreso lo sciopero della fame di un gruppo di infermieri, del blogger Giancarlo Falconi e del consigliere comunale dell’Idv Valdo Di Bonaventura. Tutti portano appeso al collo un cartello: “Sciopero della fame perchè ci sia più attenzione per i malati di oncologia”.

A leggere il comunicato stampa della prefettura, però, la Asl non penalizza il settore oncologico. «L'analisi svolta (nell’incontro, ndr) ha consentito di rilevare che il settore oncologico riceve dall'Asl attenzione e risorse adeguate, in misura almeno pari a quella riservata agli altri settori dell'assistenza sanitaria e che sono in programma o in itinere ulteriori interventi volti a migliorare il servizio. Il direttore generale ha manifestato comunque l'impegno aziendale, positivamente accolto dal prefetto e da tutti gli intervenuti, a riesaminare in maniera approfondita gli attuali moduli organizzativi, al fine di individuare ulteriori possibilità di miglioramento».

Il sindaco dà qualche dettaglio in più: fra 20 giorni tornerà al lavoro una dottoressa in maternità da un anno e mezzo per cui il problema della carenza dei medici nel day hospital oncologico è tamponato. Il sindaco esprime soddisfazione per la disponibilità dell'azienda a rivedere la situazione generale degli spazi dedicati al paziente e a riesaminare i moduli organizzativi. «Ritengo» aggiunge Brucchi, «che proprio per quanto emerso dall'incontro, tutte le manifestazioni di rilievo pubblico con le quali si palesano preoccupazione e allarme per il reparto, non abbiano più ragion d'essere, al fine di evitare che qualcuno - ma non il sottoscritto - le legga come politicamente strumentali. Ribadisco che la mia richiesta di convocare un tavolo di lavoro, è stata avanzata solo ed esclusivamente nell'interesse del paziente, che deve essere sempre al centro delle attenzioni e del nostro impegno».

Il gruppo che da lunedì attua lo sciopero della fame - e che anche ieri ha ricevuto attestati di solidarietà da pazienti e dipendenti Asl - è sconcertato dall’esito dell’incontro. «I risultati sono stati deludenti per diverse ragioni», esordisce Di Bonaventura, «non si è fatto nulla per trovare una soluzione, eppure non si tratta di trovare chissà che cosa. E’ una brutta storia da raccontare. L’arroganza del potere prevale sulla ragione e sui diritti dei malati di cancro».

«In una qualunque altra nazione», aggiunge Sergio D’Ascenzo, infermiere che sta protestando, «il ricorso a una protesta estrema come lo sciopero della fame sarebbe stato tale da costringere moralmente amministratori e politici a occuparsi del problema, noi non siamo stati contattati dai vertici Asl. Si continua a negare che il decreto Baraldi stabilisce l’istituzione di un polo oncologico in ogni provincia, ma a Teramo non c’è. Una tale resistenza a crearlo - esiste a Pescara e Chieti - ci fa supporre che ci sia qualcosa dietro. Non sarà mica l’anticamera per l’ingresso di strutture private nella sanità teramana? O saranno mere beghe politiche o personali?». «Chiodi è il commissario della sanità, si prenda le proprie responsabilità e dica la sua», sbotta Falconi, «non ha niente da dire, ad esempio, sul laboratorio per farmaci antiblastici creato al Mazzini spendendo circa 200mila euro rimasto chiuso?».

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