Veterinaria, arrivano i carabinieri

Ragazzi e genitori contestano la regolarità del test di ammissione

TERAMO. Il test di ammissione alla facoltà di Medicina veterinaria finisce con l'arrivo di carabinieri e polizia e con ragazzi su tutte le furie che chiedono l'annullamento della prova. L'idea di chiamare le forze dell'ordine è di alcuni genitori, arrabbiati dopo aver ascoltato i racconti di presunte irregolarità riferiti dai figli, e da altri partecipanti ai test, all'uscita della prova.

«Non hanno aperto le scatole con le prove davanti a noi», è una delle accuse che correvano ieri sulle bocche dei ragazzi, diversi dei quali hanno riferito anche di aver visto qualcuno nascondersi nei bagni per dettare le soluzioni al cellulare. Questo il clima nel quale si è conclusa ieri la prova, alla quale hanno preso parte 405 candidati dei 428 iscritti, buona parte arrivati da fuori regione.

La selezione per gli aspiranti veterinari permetterà l'accesso al corso di laurea a solo 70 di essi, in pratica uno su sei. E che la competizione fosse serrata si era capito fin dall'ingresso dei ragazzi ieri mattina, a partire dalle 8.45, nella facoltà di giurisprudenza al campus di Coste Sant'Agostino. Volti tesi, gesti scaramantici e ultime ripassate ai libri con tanto di cagnolino al guinzaglio.

Tantissimi i ragazzi accompagnati dai genitori, molti reduci dal test di lunedì in altre università per l'accesso alla facoltà di Medicina. «È un terno al lotto», racconta una coppia arrivata da San Giovanni Rotondo, «nostro figlio è il terzo anno che prova ad entrare a Medicina, per la figlia è invece il primo test qui a Veterinaria. Ed è anche una spesa per noi genitori che dobbiamo sostenerli e accompagnarli».

Dopo il riconoscimento e le formalità di rito la prova è iniziata in leggero ritardo, alle 11.20. I ragazzi, divisi in tre aule, hanno avuto a che fare per due ore con le 80 domande a risposta multipla di chimica, cultura generale e logica, biologia, fisica e matematica. Poi, all'uscita, è scoppiata la bagarre.

«Due ragazze sono arrivate in ritardo e le hanno fatte entrare lo stesso», sbotta una delle candidate all'uscita, «e in alcune aule hanno fatto usare le calcolatrici mentre a noi no. La cosa più grave è che la scatola con dentro i test non è stata aperta davanti a noi».

Problema, quest'ultimo, chiarito poi dalla commissione: i contenitori con i plichi arrivati dal ministero sono stati aperti tutti in una delle tre aule adibite alla prova e poi trasferiti nelle altre. Ma le giustificazioni non sono bastate a fermare le polemiche. «Mancava la schermatura delle aule per evitare che ci si potesse connettere a Internet», ha aggiunto Michele Cristiani, uno dei genitori, «e le forze dell'ordine dovevano presidiare dall'inizio insieme ad un'unità del 118. Spero che adesso tutti i nodi vengano al pettine».

I carabinieri, arrivati in facoltà dopo la chiamata, non hanno potuto far altro che raccogliere i nominativi delle decine di studenti che hanno voluto segnalare le presunte irregolarità. «Non mi sembra ci siano gli estremi per annullare la prova», ha spiegato all'uscita il sottoufficiale intervenuto sul posto, «comunque ci sono i verbali, provvederemo ad accertare che tutto sia in ordine e poi riferiremo al magistrato».

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