TERAMO

Veti e ripicche, salta il patto sulla giunta 

Brucchi: «Ora basta, sono stufo, si parla solo di posti nell’esecutivo. Farò io una proposta, se non va bene tutti a casa»

TERAMO. «Sono stufo, non ne posso più: si parla solo di posti in giunta»: lo sfogo non è di un consigliere di opposizione, ma del sindaco Maurizio Brucchi. Il primo cittadino esce con un diavolo per capello, benché sia calvo, dalla riunione con dissidenti e alleati in cui avrebbe dovuto trovare la quadra per la soluzione della crisi. Così piazza un ultimatum di quelli che non ammettono repliche. «Farò io una proposta», scandisce, «se va bene, va bene: altrimenti andiamo tutti a casa». Eppure l'incontro con i rappresentanti della maggioranza residua e i tre consiglieri che hanno aperto l'ennesima crisi in Comune una mediazione sui numeri l'avrebbe anche trovata.
Tra il taglio a sei assessori, preteso da Alfredo Caccioni, Vincenzo Falasca e Domenico Sbraccia per rientrare nei ranghi, e il ripristino dell'assetto a nove precedente all'azzeramento della giunta, come vorrebbero "Futuro in" e Ncd di Paolo Gatti e Paolo Tancredi, l'intesa si poteva raggiungere su sette. Questo numero sarebbe stato il frutto di quella mediazione tra le parti auspicata dal sindaco per rimettere in pista l'amministrazione. Se non fosse, però, che i fronti si sono tornati a dividere sull'identikit del settimo assessore. Fermo restando il riconoscimento di una rappresentanza in giunta a Fdi-An e "Al centro per Teramo", che nessuno nega qualora uno o entrambi i gruppi di ex alleati si riavvicinassero all'amministrazione e accettassero un pieno coinvolgimento a livello amministrativo, è sul posto in più che le divergenze riaffiorano nette. Per i dissidenti il settimo assessore dovrebbe essere un esterno, persona di spessore e comunque non riconducibile all'area gattiana o tancrediana.
I due principali alleati del sindaco, però, non accettano limitazioni ad personam e così la trama appena tessuta si disfa in un attimo. Maurizio Salvi, delegato di "Futuro in" che per il resto ha disertato il confronto, denuncia un tentativo di mettere in cattiva luce il suo gruppo, facendolo passare per quello più attaccato alle poltrone, e rilancia: i gattiani sono pronti a rinunciare ai posti in giunta garantendo appoggio esterno all'amministrazione. Una soluzione, questa, che fa quasi inorridire Brucchi. Nel campionario di stravaganze della politica contemporanea non si è ancora mai visto che la lista più votata alle elezioni non condivida direttamente la responsabilità amministrativa con il sindaco di cui è stato il maggior sponsor elettorale. La tiritera degli ultimi due mesi, insomma, rischia di trasferirsi dai numeri ai ruoli con uno stillicidio senza fine. Da qui origina la bordata del sindaco. «Nel giorno in cui c'è stata una nuova scossa di terremoto che ha riacceso l'allarme in città, con gente che sta anticipando le vacanze per andare via», s'infervora Brucchi, «noi, anzi loro continuano a discutere di quanti assessorati ci vogliono e di chi dev'essere il settimo in giunta». Piuttosto che restare ancora in mezzo al tiro incrociato, il sindaco rischia di ribaltare il tavolo della trattativa. «Tutti si dichiarano contrari al commissariamento, ma alla gente non interessa nulla quanti sono gli assessori o se sono interni o esterni», ribadisce, «vuole che si risolvano questioni come l'emergenza, la ricostruzione, la manutenzione delle strade piene di buche e il bilancio». Oggi pomeriggio Brucchi incontrerà Raimondo Micheli di Fdi-An e Guido Campana, uno dei due consiglieri di "Al centro per Teramo" che si è detto disponbile all'ascolto. A loro illustrerà l'esito incerto della riunione di ieri e le scelte che ufficializzerà tra lunedì e martedì quando dovrà riferire in consiglio e presentarsi alla conta.
Gennaro Della Monica
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