pineto

«Vittima del cannibale, lo Stato paghi»

L’uomo che la ridusse in fin di vita non è imputabile, la donna che ha rischiato di morire scrive al premier Gentiloni

SILVI. Sa che la sua vita non sarà mai più quella di prima e che nessuna somma potrà restituirle la serenità di muoversi liberamente, di camminare senza la continua paura di essere aggredita.

Dopo sei anni da quella drammatica sera di novembre, la donna pinetese di 47 anni accoltellata e ridotta in fin di vita dall’uomo che voleva ucciderla per mangiarle i piedi, si rivolge per la seconda volta allo Stato italiano per chiedere un risarcimento danni. Il suo aggressore, il 24enne Luca Michelucci finito nelle pagine di cronaca come “il cannibale” è stato dichiarato non imputabile perchè incapace di intendere e di volere (oggi è in libertà vigilata in una comunità protetta) e per lo stesso motivo non dovrà risarcire la vittima. Così qualche tempo fa hanno stabilito i giudici d’appello riformando la sentenza di primo grado.

A chiedere l’intervento dello Stato italiano è l’avvocato Mario Del Principe, il legale che ha seguito la donna in tutto il processo e che già qualche mese fa aveva presentato una prima istanza a cui da Roma aveva fatto seguito una richiesta di integrazione. In una lettera inviata al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del consiglio dei ministri si appella ad una direttiva dell’Unione Europea del 2004 che prevede l’indennizzo delle vittime di crimini violenti i cui aggressori siano irreperibili o nullatenenti. Una direttiva inapplicata e proprio per questo costata nel 2016 all’Italia, già finita sotto infrazione Ue, una condanna dalla Corte di giustizia europea. «La donna», si legge nella lettera, «pur avendo riportato danni di indubbia gravità sia per le lesioni riportate e violenze patite che per le necessitate mutate condizioni e abitudini di vita, fortemente pregiudicate, non ha in alcun modo conseguito il risarcimento del danno, anzi avendo dovuto farsi carico delle spese sanitarie per cure e riabilitazione e per quelle legali, necessitate anche allo scopo di preservare la propria incolumità dal possibile riavvicinamento del Michelucci, soggetto di conclamata pericolosità sociale essendo il suo stato patologico dichiarato non guaribile e, pertanto, sottoposto continuamente anche a cure farmacologiche di rilievo psichiatrico». La 47enne accoltellata dall’uomo mai visto prima che quella sera del 15 novembre del 2011 la sorprese mentre faceva jogging in pineta, per settimane è rimasta nel reparto di rianimazione tra la vita e la morte. «Ma la vittima», scrive il suo legale nella lettera inviata alla presidenza del consiglio, «non potrà agire esecutivamente in alcun modo nei confronti del suo aggressore, non potendosi ottenere titolo esecutivo alcuno in odio a persona di cui ormai è acclarata ( e non più contestabile) la totale incapacità al momento della commissione dei reati». L’augurio è che, dopo la condanna della Corte europea, la richiesta di risarcimento venga accolta perchè, come dice l’avvocato «lo Stato non dovrebbe abbandonare i cittadini».

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