Vittoria dei sindaci: le Poste salvano 10 dei 23 uffici tagliati

La protesta fa slittare di sei mesi la chiusura degli sportelli ma Montone e Notaresco stazione sono spacciati

TERAMO. Salvati, per ora, dieci uffici postali dei 23 di cui un mese fa era stata decretata la fine. La rivolta di alcuni sindaci, che alla notizia della chiusura degli uffici postali sul proprio territorio, si sono rivolti alla filiale di Teramo e alla sua direttrice Angela Zappacosta per cercare di scongiurarla.

L’annuncio della riduzione dei tagli è stato dato qualche giorno fa ai sindacati. «Sono dieci gli uffici postali che per ora non saranno chiusi», spiega Tonino Di Diodoro, segretario territoriale della Uil Poste, «dico per ora in quanto l’apertura viene garantita per sei mesi. Speriamo che i colloqui fra i sindaci e la direttrice di filiale diano i loro frutti anche per un periodo superiore. Così si salvaguardano non solo i servizi al cittadino, soprattutto agli anziani, ma anche i posti di lavoro: recuperiamo almeno cinque unità avendo evitato le chiusure dei 10 uffici. Ovviamente i maggiori benefici li avranno le comunità a cui non viene sottratto quello che spesso è un punto di riferimento, una fonte di movimento. Spesso si sente dire che togliere un ufficio postale a un paese piccolo significa farlo morire». Il sindacalista non lo dice, ma il timore è che fra sei mesi si riproponga il problema dei tagli. E, passate le elezioni, sia più facile sopprimere gli sportelli.

Comunque sia sono stati salvati - grazie ad accordi di collaborazione fra Poste e Comuni, che garantiscono un maggior volume d’affari ai vari uffici - gli sportelli di Silvi Paese, Campovalano, Cologna Paese e Montepagano, Poggio Morello, Treciminiere e Favale. Non c’è stato nulla da fare per l’ufficio postale di Montone, il più grande di quelli soppressi. C’è stata solo una rassicurazione: sarà l’ultimo a chiudere. Poca roba: il piano dei tagli si concluderà il 18 dicembre.

«Speriamo che le municipalità si adoperino per garantire un futuro agli uffici postali salvati, che si mettano in campo ragionamenti seri per farli rimanere aperti», aggiunge Di Diodoro. Fra gli uffici salvati, peraltro, ce ne sono due del teritorio comunale di Teramo, Miano e Valle San Giovanni. Sono sportelli che saranno “razionalizzati, cioè apriranno non più tre giorni a settimana, ma due.

Le Poste, intanto, hanno iniziato con le chiusure. Fra i primi a “cadere” è stato, il 14 novembre, quello vicino al santuario di San Gabriele. Anche quello di Ponzano è ormai storia. Ieri le Poste hanno chiuso gli uffici di San Vito di Valle Castellana - e adesso l’ufficio postale più vicino è a 17 chilometri - e di Azzinano di Tossicia. Inizialmente il numero di sportelli da tagliare, secondo il piano delle Poste, era di 30. Ma già a ottobre – durante un confronto con i sindacati - ne furono stati “salvati” sei, quelli di Faraone, Poggio San Vittorino, Rocche di Civitella, Villa Petto e Guardia Vomano.

Ma purtroppo non è tutto. I sindacati sono ancora in attesa di conoscere il piano dei tegli per quanto riguarda il recapito. La scure presto si abbatterà anche sui postini, visto che l’azienda sostiene che il volume di corrispondenza è diminuito. «Anche sui servizi postali ci si avvia a una razionalizzazione con forti tagli», conferma Di Diodoro, «si parla di 10-12 (su 70) portalettere in meno a Teramo città e nell’entroterra. Non so come si farà ad anno nuovo, visto che già ora la corrispondenza viene recapitata a singhiozzo. Previsti tagli anche sulla costa, intorno al 15-20% dei portalettere. E’ un’operazione che si ripercuoterà sulla qualità del servizio e sui dipendenti: è prevista una ricollocazione degli esuberi e il blocco del turn over».

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