Vivaio distrutto nel rogo, è un attentato

L’allarme è scattato alle 3 di notte. La proprietaria: «Temo per la mia vita, c’è qualcuno che mi vuole male»

TERAMO. Distrutto dalle fiamme il vivaio di Piano d’Accio. L’incendio è scoppiato alle 3 della notte fra giovedì e venerdì. A quell’ora un fornaio di passaggio per le consegne sulla Statale 80, Antonio Portella, ha visto delle fiamme alzarsi dalla tenda parasole all’ingresso del vivaio e ha dato l’allarme, chiamando i vigili del fuoco e la proprietaria, Juli Cascone.

Immediato l’intervento dei vigili del fuoco, che sono arrivati sul posto con un’autopompa e due autobotti. Una tempestività che non ha evitato danni enormi alla struttura, fatta di materiale facilmente infiammabile, soprattutto plastica. Non solo: l’origine del rogo è sicuramente dolosa, visto che le fiamme sono state sapientemente appiccate in più punti del vivaio, in modo che tutta la struttura andasse a fuoco.

Sul posto, un paio di minuti dopo l’arrivo dei vigili del fuoco, è arrivata anche la proprietaria, che ha visto il lavoro di tutta la sua famiglia andare in fumo. Un momento di paura c’è stato poco dopo, quando una delle tre bombole di gas custodite nella struttura è esplosa: c’è stato un boato e alcuni vigili se la sono vista brutta, anche perchè sono dovuti intervenire immediatamente per mettere in sicurezza le altre due bombole di Gpl. La Statale 80 è stata anche chiusa al traffico fino all’alba per precauzione.

I danni sono ingenti, e si aggirano sui 60mila euro. «E’ tutto distrutto», racconta Juli Cascone, «le piante, la serra, la piccola struttura dove avevamo l’ufficio e dove vivevamo buona parte della giornata, tanto che c’erano computer, frigo e lavatrice. È tutto da abbattere. Sono morti anche gli animali che ospitavo nel vivaio. Dieci gatti, cinque adulti e cinque appena nati: si sono salvati solo due grandi che sono riusciti a scappare». Juli Cartone è stata avvertita alle 2,59, è arrivata al vivaio alle 3 e sette minuti. «Il vivaio ce l’abbiamo da 23 anni, prima lo gestiva mio padre e ora io», racconta, «non so se riaprirò: è dura, le tasse ci stanno divorando: pago 3000 euro di spazzatura mentre produco solo plastica a cartone, l'organico lo smaltisco in campagna. E non sono riuscita nemmeno a stipulare un’assicurazione contro l’incendio. Non ho coraggio di riaprire: l’incendio è pure doloso, chi mi dice che se ricostruisco il vivaio e poi non mi riappiccano l'incendio?». L’imprenditrice è sicura che si tratti di un attentato. «Mi vogliono male, ho già ho ricevuto altri sfregi», afferma, «due mesi fa, il 26 aprile, qualcuno è entrato nel vivaio e ha distrutto le piante con un bastone e ha buttato il registratore di cassa a terra. Allora il danno è stato di 4mila euro e ho potuto reagire». La proprietaria esclude che sia un attentato legato a organizzazioni malavitose, pensa che l’attentatore vada cercato nella sfera privata.

Dell’esperienza terribile appena vissuta resta la paura. «Era l'inferno. Quando è scoppiata la bombola c’è stato un botto fortissimo sentito anche a Nepezzano. I vigili del fuoco hanno rischiato molto, sono stati eccezionali. E’ stata una cosa molto tragica: ho paura, dirò alla polizia che temo per la mia vita». Sul posto è intervenuta la polizia scientifica per i rilievi e indaga anche la squadra mobile. Una pista potrebbe essere costituita da un’auto incrociata da una vettura di servizio nelle vicinanze, pochi minuti prima dell’incendio. Sull’accaduto il pm Luigi Sciarretta ha aperto un’inchiesta.

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