Abruzzo

La Regione chiude quattro maternità

Definito il piano: addio ai Punti nascita di Sulmona, Penne, Atri e Ortona

PESCARA. Non si possono tenere aperti Punti nascita con meno di 500 parti all’anno. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin lo ha ribadito a più riprese. Il governo considera vincolante l’accordo del 2010 con le Regioni: 1000 parti all’anno lo standard di sicurezza, 500 per le aree di montagna come l’Aquilano. Ed è questo l’unico spiraglio nel quale l’Abruzzo può far leva per cercare di ammorbidire ciò che da più parti, sindacati e medici, viene considerato un piano-suicida.

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Parliamo del piano sui tagli dei Punti nascita (la strutture sanitarie presenti negli ospedali dove le partorienti vengono prese in carico e assistite lungo tutto il loro percorso da diverse équipe mediche) nel quale la Regione è giunta alla parola fine. E che non riserva, almeno per ora, inversioni di rotta rispetto a quanto era stato programmato e richiesto da Roma nel 2010. In Abruzzo resteranno così 8 Maternità e 4, le solite quattro di Atri, Penne, Ortona e Sulmona, saranno cancellate dalla rete ospedaliera pubblica. Una decisione – il piano è pronto per essere inviato al ministero – che innescherà nuove polemiche e proteste. Ma che la Regione, dopo le valutazioni di una apposita commissione di esperti (la seconda dopo quella istituita dall’ex governatore-commissario alla Sanità Gianni Chiodi che era giunta a sua volta alle stesse conclusioni), si è trovata nelle condizioni di dover prendere dopo i ritardi degli anni passati e il pressing manifestato dallo stesso ministero ogni qual volta che si è trattato di fare il punto sulla situazione della Sanità e quindi sulle gestione commissariale. Anche perché, come ripete il governatore Luciano D’Alfonso, “o lo faccio io, o lo fanno loro” riferendosi appunto alla volontà di Roma di intervenire direttamente magari a colpi di machete.

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L’Abruzzo, come tutte le Regioni, ancorché commissariato nella Sanità, si è dovuto misurare con gli standard richiesti dal ministero e ha sondato la possibilità di misure intermedie e criteri di maggiore flessibilità.

Al di là dei numeri, l’unica chance sembra averla Sulmona in quanto ricadente in una zona che può essere tranquillamente definita di montagna. Infatti per una donna in gravidanza la sicurezza non è un ospedale a 100 chilometri da casa. Il problema è che Sulmona nel 2014 ha fatto appena 247 nascite...

Il riordino dei Punti nascita fa parte del Patto della salute 2010/2012 siglato il 9 dicembre 2009. E il percorso da intraprendere con la definizione di tutti gli standard operativi, di sicurezza, assistenziali e tecnologici fu individuato nell'accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010. Il primo report sull’Abruzzo partì dall'allarmante dato sul più alto tasso nazionale di mortalità neonatale sotto il primo giorno di nascita, tra 1-6 giorni e tra 1-29 giorni, nonostante il proliferare di Punti nascita.

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Oggi nei 12 punti nascita esistenti in Abruzzo nascono mediamente ogni anno 10mila bambini. I tagli delle strutture dove si effettuano meno interventi (Sulmona, Atri, Penne e Ortona - vedi tabella in alto) costituiscono un passaggio imprescindibile per l’uscita della Regione dal commissariamento (l’altro è l’introduzione della compartecipazione per la riabilitazione e residenzialità, cioè per le strutture ex art. 26). A nulla sono valsi finora i dati mostrati dalle Asl sugli incrementi dei parti nelle Maternità in bilico, in modo tale che venisse dimostrato il superamento della soglia delle 500 nascite all’anno.

La commissione di esperti ha valutato anche l’aspetto sicurezza e il rapporto costo-benefici che continua a pesare in modo consistente nella gestione commissariale.

Adesso, con il piano dei tagli in mano, la Regione conta di dare un esempio di qualità. Di ripartire con un modello organizzativo efficiente e che garantisca sicurezza, sia per i lavoratori che per le donne in gravidanza. Si dice che una volta finito il commissariamento, sarà istituito un tavolo di monitoraggio regionale. Prima ancora, però, dovrà essere realizzata una rete assistenziale che infonda fiducia.

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