Chieti, il cavalcavia sull’Asse attrezzato si sta abbassando

Tutto a causa di un errore di progettazione: porta alle fabbriche, lo attraversano decine di Tir, il dislivello è già di un metro

CHIETI. C’è un metro di dislivello tra la rampa e il ponte. Un metro che mette a rischio la sicurezza di via Custoza, dell’Asse attrezzato e di decine di Tir che, ogni giorno, passano sul cavalcavia che collega tra di loro le fabbriche della Val Pescara. Non siamo al livello del cavalcavia della Milano-Lecco, crollato sulle auto, che ha generato morte e terrore. Ma la paura che anche a Chieti Scalo si verifichi la stessa tragedia c’è.

Alle 9 di ieri siamo andati sul posto per fotografare il dislivello, capirne la causa e chiedere se esistono rimedi. Il ponte che attraversa l’Asse attrezzato all’altezza della fabbrica di caffè Mokambo, da un lato, e delle aziende del versante teatino, dall’altro, unisce via Custoza con via Papa Leone XIII. E’ stato realizzato dalla Provincia di Chieti, ma la proprietà è del Consorzio Industriale Valpescara a cui spetterebbe la manutenzione. Il condizionale è d’obbligo perché notoriamente il Consorzio non ha soldi per intervenire.

Il problema del ponte a rischio non è rappresentato dai pilastri o dalle giunture, come nel caso di Lecco, ma dalla rampa d’accesso per chi va verso Chieti dal versante pescarese. E’ un terrapieno che sta sprofondando per via dei Tir che attraversano il cavalcavia. Alcuni di questi mezzi sono bisarche che, a loro volta, trasportano auto e possono pesare anche ottanta tonnellate. Dalle testimonianze raccolte ieri in zona, anche tra titolari di aziende, episodi di camion che restano incastrati e quindi riportano danni ingenti, sono all’ordine del giorno. L’asfalto della rampa che sta cedendo, abbassandosi di un metro, mostra infatti profondi solchi nel punto in cui si congiunge con il blocco orizzontale del ponte. Su uno dei due lati peraltro ci sono i segni del crollo di una spalletta che, diversi anni fa, costrinse il Comune di Chieti a emettere un’ordinanza di divieto di transito che durò mesi. La struttura crollata è rimasta come allora per via di un contenzioso per anni che non si è ancora chiuso. Nessuno si azzarda a ipotizzare che anche il cavalcavia possa crollare, ma è facile prevedere che la rampa sprofondi ancora di più sotto il peso dei Tir. E’ possibile intervenire? Il Consorzio industriale, presieduto da pochi mesi da Nicola D’Ippolito, ha i fondi per farlo? Giriamo a loro la domanda. Ma, dal Consorzio, una fonte ci svela un particolare retroscena che rende costoso ogni tipo d’ intervento: «Sotto il cavalcavia», dice la fonte, «passa una condotta enorme. Quando realizzarono la struttura fu commesso un errore di quote. Il ponte è più alto di quanto doveva essere. E’ questa la vera causa della rampa che sprofonda».