Il Corso in bianco e nero ispirato alla Presentosa

La strada principale disegnata sul gioiello che indossano le spose abruzzesi I tecnici: «Spostiamo all’ingresso della Villa il monumento di piazza Plebiscito»

LANCIANO. È un tappeto di merletto il nuovo corso Trento e Trieste. Bianco e nero dagli intarsi fitti e arabeggianti che però si ispirano all’anima della città e del suo comprensorio: il gioiello Presentosa di arcaica e rurale memoria. È questo il disegno tanto atteso e che identificherà un pavimento unico al mondo che si chiamerà appunto “Lanciano”. Il progetto preliminare della riqualificazione del Corso cittadino, «spina vitale della città», come lo hanno definito i progettisti, è stato presentato ieri alla cittadinanza in un affollato teatro Fenaroli alla presenza dell’assessore all’urbanistica Pasquale Sasso, che si è occupato di reperire gli esperti per la stesura del progetto preliminare, del sindaco Mario Pupillo e dell’assessore ai Lavori pubblici, Antonio Di Naccio (Progetto Lanciano).

Il pavimento. Il progetto si chiama Presentosa. Si ispira al gioiello indossato dalle madri, nonne e spose abruzzesi e ricalca, in maniera moderna e contemporanea, lo stesso disegno. Visto dall’alto il corso potrebbe sembrare un tappeto di fiori di pietra. L’idea è stata appunto quella di rendere unica la pavimentazione e sfruttare al massimo l’elemento visivo senza aggiungere orpelli o ornamenti esterni. Il Corso parla da sè, nella sua esplosiva semplicità. L’ispirazione arriva, per gli architetti Mosè Ricci, dello studio di architetti associati RicciSpaini, e Orazio Carpenzano, docente associato di Progettazione architettonica e urbana del Dipartimento di architettura e progetto dell’Università La Sapienza di Roma, dalle pavimentazioni di città come Rio De Janeiro e Lisbona e dalle loro piazze e strade lastricate di pietre e intarsi.

I materiali. Il “tappeto” di corso Trento e Trieste è stato studiato per essere sostenibile ed economico. Il disegno è realizzato industrialmente con modelli prefabbricati dove inserire un’anima di ciottoli levigati immersi nella malta. Il bianco degli intarsi sarà recuperato dagli attuali marciapiedi che saranno livellati al pavimento. Lo spazio sarà ampio e libero da ornamenti. Gli arredi saranno quindi un di più e possono riguardare alberi o piccole piattaforme di legno che potranno fungere da sedute. Tutto sarà studiato per essere facile da realizzare e da mantenere. «Non vogliamo materiali pregiati come marmi di Carrara che anneriscono col tempo e se distrutti rimangono così per sempre dati gli altissimi costi di manutenzione», spiega il professor Carpenzano, «il pavimento sarà rivestito da uno speciale trattamento per renderlo inattaccabile, ad esempio dai chewingum, e sarà al tempo stesso calpestabile e carrabile così come ci ha espressamente richiesto l’amministrazione comunale».

Il contesto. La pavimentazione è stata pensata per essere da supporto tra il Corso e il suo sfondo. La particolare conformazione della strada, distesa sotto il cielo e due ali di palazzi, rende particolarmente suggestivo il pavimento, che così ricco e importante e della lunghezza di un chilometro, può «essere visibile anche da Google Map», come ha scherzato l’architetto Ricci. Secondo i progettisti corso Trento e Trieste è inteso come una stuoia che si ferma ai suoi due poli: piazza Plebiscito e l’area di Villa delle Rose. «Da un lato», spiega il professor Carpenzano, «abbiamo l’anticamera a quella “farfalla di pietra” che è il centro storico, dall’altra c’è la villa della città, un polmone verde che potrebbe avere qualità di orto botanico». Affinchè tutto si sposi e si unisca perfettamente, si potrebbe quindi pensare anche a riqualificare le due zone (ippodromo Villa delle Rose e piazza Plebiscito) con i consigli dei progettisti del Corso. «Non è un incarico a parcella», precisa Carpenzano, «il nostro approccio è di consiglio a chi si occuperà di queste due aree, la mentalità deve essere più rilassata».

Piazza Plebiscito. «Si tratta di una piazza straordinaria», spiega Carpenzano, «che è aperta a tutte le direzioni. Via quindi il monumento ai Caduti che ostruisce la visuale e nasconde la splendida scalinata inferiore. In questo modo si dà continuità visiva al Corso che non “muore” nella strada a gomito che porta in piazza Garibaldi. Il monumento potrebbe essere spostato all’ingresso della Villa delle Rose e avere finalmente una sua dignità prospettica».

Daria De Laurentiis

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