Rogo al pud Cohiba di Chieti, sotto accusa l’ex titolare

Per i carabinieri è stata lei ad appiccare il fuoco al pub dello Scalo, dal locale sono anche spariti arredi e suppellettili

CHIETI. L’enigma sull’incendio al pub Cohiba dello Scalo è stato risolto. L’interrogativo sulla natura del rogo che il 27 ottobre scorso ha devastato il locale e messo in pericolo gli inquilini della palazzina che accoglieva il club privato in viale Unità D’Italia, è stato sciolto dai carabinieri: l’incendio è doloso e la mano che ha innescato la miccia è quella dell’ ex titolare del Cohiba, la 36enne Antonella Gasparro che da vittima di presunti pestaggi e intimidazioni denunciati lo scorso 5 settembre, diventa destinataria di una misura cautelare che le impedisce di dimorare in città. Pena l’arresto.

L’INCHIESTA. Per i carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Chieti, dagli accertamenti supportati da testimonianze e dalle immagini registrate da alcune videocamere di sorveglianza è stato possibile ricostruire che l'ultima persona che ha lasciato il locale, richiudendone le porte all'uscita, è stata proprio l’ex esercente, allontanatasi giusto pochi minuti prima che le fiamme appena innescate divampassero con la loro forza devastatrice.

Solo il tempestivo intervento di un residente del vicinato, che ha tentato di contrastare il fuoco con una pompa da giardino, e l'altrettanto celere sopraggiungere dei vigili del fuoco, hanno potuto evitare ben più drammatiche conseguenze allo sconsiderato gesto.

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Il MOVENTE. Per gli investigatori i motivi che hanno potuto condurre l’imprenditrice pescarese a compiere l'azione delittuosa nel pub da lei gestito in via Unità d’Italia, sarebbero riconducibili ai dissapori creatisi con i proprietari dell'immobile e del circolo, verso i quali la donna aveva rancori anche a seguito dell'imminente sfratto, da eseguirsi il 29 ottobre 2015 causato, sempre secondo l’accusa, dalla persistente morosità nel versamento dei canoni di locazione. Contrasti già sfociati in varie denunce per minacce ed ingiurie, sia contro gli stessi proprietari che contro l'integrità dell'immobile.

LA MISURA CAUTELARE. Dal locale inoltre, a seguito di sopralluogo, secondo i carabinieri, sono risultati mancanti diversi arredi e suppellettili, ceduti in locazione insieme all'esercizio ma indebitamente sottratte dalla Gasparro. Mancanza che un incendio non prontamente domato avrebbe senz'altro reso difficile la constatazione. Così, il tribunale di Chieti, concordando con le risultanze investigative in ordine alla reità della donna, ha emesso una misura cautelare del "divieto di dimora" nei confronti dell’ex titolare del Cohibe.

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