Sesso per la casa popolare a Chieti, D’Agostino rilancia: processo da rifare

La difesa annuncia la richiesta di revisione. Il legale: fatti nuovi minano l’attendibilità delle 7 donne

CHIETI. Ivo D’Agostino non chiede scusa, non si pente perché dice di non aver fatto nulla. Anzi l’ex assessore alle politiche della casa dell’Udc, che ha patteggiato una pena di 3 anni e 3 mesi dopo aver risarcito con 47mila euro le sette donne che lo hanno accusato di violenza sessuale in cambio della promessa di un alloggio, (concussione) rilancia e annuncia che chiederà la revisione del processo. Lo dice uno degli avvocati Edgardo Ionata, che vestiti i panni del detective, dice di avere molti indizi e fatti nuovi che viziano la credibilità delle accusatrici.

leggi anche: Sesso per la casa popolare a Chieti, l’ex assessore condannato e licenziato dalla Asl Il gup accetta il patteggiamento di Ivo D'Agostino e lo condanna a 3 anni e 3 mesi (pena non sospesa come Berlusconi) più un risarcimento di 47 mila euro e la pena accessoria dell'estinzione del rapporto di lavoro

Allora perché avete deciso di patteggiare?

«Perché non abbiamo avuto tempo di cercare prove che dimostrassero che le donne non hanno detto la verità e che si conoscevano prima ancora dei fatti contestati. Con un incidente probatorio che cristallizza la prova, fissato 8 giorni dopo l’arresto di D’Agostino non si poteva fare altro. Questo non è che il primo tempo della vicenda giudiziaria.

Nessun ricorso per Cassazione?

«Solo se nelle motivazioni della sentenza non venissero rispettati le condizioni per le quali abbiamo scelto di patteggiare come, per esempio, il riconoscimento della minore gravità dei fatti, previsto dall’ultimo comma del 609 bis del codice penale».

Malauguratamente la sentenza dovesse passare in giudicato, tra 45 giorni circa, per il vostro assistito è possibile l’affidamento in prova e in questo caso potrebbe andare a scontare gli anni patteggiati dalla sorella suor Vera?

«A questa eventualità non ci abbiamo proprio pensato perché credo che sia remota. Ma non credo che ci siano cause di incompatibilità».

Che cosa dice il suo assistito, di essere stato incastrato?

«Lui ammette il fatto solo in un caso, ma il fatto in sé, che in realtà si sarebbe svolto con modalità diverse da quelle raccontate dalla donna. É stata lei a offrirsi. In un caso quello di Elvea Pesce, non esclude di aver potuto fare una battuta relativamente a un invito a cena, ma non lo ricorda neanche, negli altri cinque casi nega tutto e non ricorda neanche chi siano queste donne. Di una dona ricorda di essersi preoccupato della sua condizione e di aver chiesto il favore alla sorella di ospitarla, infatti c’è stata due mesi».

E per la promessa di un alloggio, la concussione?

«D’Agostino esclude che possa aver usato il suo ruolo di assessore per promettere case. C’era una graduatoria che non poteva essere stravolta», così sostiene l’avvocato.

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