IL DIARIO DEL FESTIVAL

Sanremo, l’eterno ritorno dell’eguale

Giovani disperati mentre va in scena il rito della ripetizione, le loro canzoni parlano di una generazione che trascina le sue crisi adolescenziali ben oltre la soglia di tolleranza dei vent’anni

Uno si chiama Guasti, l’altro Maldestro (vabbè poi ci sono anche gli altri due, Lele e Lamacchia). Nomi che non promettono allegria. E nelle canzoni dei quattrofinalisti della categoria Nuove proposte, di spensieratezza non ne circola molta. E come dare loro torto?

I quattro Giovani interpretano il poco ottimistico spirito del tempo che avvolge la loro generazione. “Qui piove da ieri”, canta Lamacchia; “Sarà la noia degli amici di qualche sabato sera, sarà la mamma in cucina che non è più come allora”, gli fa eco Lele. Uno sprazzo di futuro si intravede solo nella canzone di Guasti intitolata “Universo”: “In questo universo arriverò presto, il mondo comincia adesso”.

leggi anche: Sanremo, l'Abruzzo fa festa con Ermal Meta Il cantautore vince la serata delle cover con una canzone di Modugno ispirata al canto popolare abruzzese dei raccoglitori di olive «Addije, addije amore»

Cantano un po’ tutti alla maniera enfatica di Tiziano Ferro, i quattro finalisti. Ogni epoca ha i suoi modelli e imitatori. Ma le loro canzoni parlano di una generazione che trascina le sue crisi adolescenziali ben oltre la soglia di tolleranza dei vent’anni. Sanremo, in questo, è lo specchio dei tempi confusi che corrono. Ma il Festival rispecchia l’Italia anche per un altro motivo: la ripetizione. Ieri sera, per esempio, hanno cantato di nuovo le loro canzoni i 22 cosiddetti Big. Dicono che sia necessario per fare entrare parole e musiche nelle teste di quelli che votano da casa. Siamo un popolo distratto, non c’è dubbio.

leggi anche: Sanremo, è di Avezzano l’amore della Mannoia Il produttore musicista Carlo Di Francesco è legato sentimentalmente alla cantante da 10 anni

E non è che le canzoni riescano (più) a calamitare la nostra attenzione. Ma la ripetizione, il tornare sempre sui nostri passi sta diventando un’ossessione nazionale. Di fronte ai tre anni spesi a cercare di mettere insieme una legge elettorale che volete che siano tre serate di Sanremo ingolfate dalle stesse note e parole? Il pensiero va a quel vecchio film, Ricomincio da capo, in cui il protagonista, interpretato da Bill Murray, è un presentatore del meteo di una tv privata che viene mandato dall’emittente a seguire il giorno della marmotta, una festa paesana in Pennsylvania e, una volta lì, vive lo stesso giorno in eterno. Alla fine, però, l’uomo del meteo trova l’amore. Noi, al termine di questa maratona di canzoni, troveremo al massimo il tasto del telecomando per spegnere la tv. In attesa di un altro Festival.

©RIPRODUZIONE RISERVATA