L'Aquila, «Fascismo stile di vita»: consigliere nel mirino ma il sindaco lo difende

D’Angelo storpia su Facebook il nome della presidente della Camera Poi fa retromarcia. Biondi: «La Boldrini? Nuova talebana»

L’AQUILA. Metti il post di un vicepresidente di commissione che plaude al fascismo. Metti una sala del palazzo comunale concessa al movimento di estrema destra Casapound. Per giunta nel giorno del compleanno di Mussolini. Un mix esplosivo che fa piombare nella bufera il centrodestra da poco insediatosi al Comune. E mentre il consigliere corregge il tiro («Sono berlusconiano, non volevo offendere nessuno»), il sindaco rincara la dose e al centrosinistra che chiede le dimissioni del consigliere replica: «Sono loro a doversi vergognare per come hanno amministrato la città».
STILI DI VITA. Ecco il post su Facebook di Daniele D’Angelo detto Parkkeller (eletto con la lista Benvenuto presente in appoggio a Biondi), vicepresidente della commissione Bilancio. «Il fascismo è uno stile di vita lavoro Fede umiltà non è reato...La Boldrina vuole demolire le nostre strutture...sappi che a questo punto all’Aquila non resta più niente ciò che è restato in piedi sono gli edifici dell’illustre Adelchi (il gerarca fascista Serena, ndr)». Fioccano i commenti. C’è chi gli fa notare che «le sue parole sono gravissime e anticostituzionali». In poche ore la spinosa questione diventa l’argomento del giorno.
MARCIA INDIETRO. Contattato dal Centro, il consigliere corregge il tiro. «Non vedo dove sta l’inneggiamento al fascismo. Non mi sono mai ritenuto fascista e la faccenda dev’essere spenta il prima possibile. Mi hanno chiesto cosa pensavo dell’idea della Boldrini di distruggere le strutture fatte nel ventennio e all’Aquila l’unica cosa rimasta in piedi è quella. Stile di vita? Io ho detto che negli anni che furono la gente lo ha preso come stile di vita. All’epoca tutti si sentirono fascisti. Ma questo non riguarda l’oggi. Ho corretto la mia posizione con altri post. Non sono mai stato di destra: sono un berlusconiano convinto. Ho scritto Boldrina, ma non era mia intenzione offendere nessuno. Si è trattato di un errore causato dal sistema di scrittura del telefonino. Dimissioni? Ci penserà il partito. Certo, a pensarci bene, visto come è stata interpretata, quella frase non la riscriverei. In ogni caso, penso che tutti possano riconoscere la capacità espressa da Serena nell’immaginare e far realizzare le strutture e opere dall’alto valore urbanistico, sociale e sportivo che ancora oggi sono aperte e utilizzate dagli aquilani. Detto ciò io penso a lavorare e non a limitare il desiderio e la libertà di opinione dei cittadini. Infine, oggi mi sembra assurdo parlare ancora di ideologie quando fortunatamente viviamo in un periodo di pace e benessere e dobbiamo soltanto sforzarci a mantenerlo integro e migliorarlo».

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«VERGOGNATEVI VOI». Il sindaco Pierluigi Biondi, letto il post incriminato e le reazioni del centrosinistra, che lo ha chiamato in causa chiedendogli di far dimettere il consigliere, non ci sta e rincara la dose. «Quello che si scrive su Facebook», afferma Biondi, «va preso per quello che è, un social. Non sono dichiarazioni ufficiali fatte in veste istituzionale. Prese singolarmente, e analizzate in maniera razionale, senza le fobie classiche di certa politica, non è che le sue frasi siano così strane. Come quando dice che quei palazzi non sono caduti dice una verità lampante, sotto gli occhi di tutti. Dire che negli anni Trenta si è costruito bene non è un attacco alla democrazia. Serena ha avuto una visione della città dell’Aquila», incalza Biondi. «Questo è riconosciuto da tanti urbanisti e se ne parla nel libro biografico scritto da Walter Cavalieri e Francesco Marrella».
«BOLDRINI TALEBANA». Il sindaco ne ha anche per la presidente della Camera. «Che la Boldrini sia una nuova talebana», dice Biondi, «quando dice che bisogna rimuovere l’obelisco e cancellare edifici di epoca fascista, anche questo è riconosciuto da tutti, anche da studiosi. D’Angelo lo avrà detto in maniera schietta, ma non cattiva. Il centrosinistra che mi chiama in causa? Dopo quello che ha combinato all’Aquila dovrebbe stare zitto. Si sarebbero dovuti dimettere loro, per la vergogna che hanno fatto provare a questa città e per il compito che non hanno rispettato fino in fondo. Dopodiché, in un esercizio democraticissimo, gli aquilani li hanno ripagati con la moneta che meritavano».
CASAPOUND. Sulla concessione di una sala di Palazzo Fibbioni a Casapound per la presentazione di un’iniziativa editoriale dedicata a Sergio Ramelli – giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso da alcuni coetanei di Avanguardia Operaia nel 1975 – dal titolo “Quando uccidere un fascista non era reato”, Biondi contrattacca. «La sala viene concessa a tutti quelli che ne fanno richiesta. Parliamo di un diciottenne assassinato a Milano. Ricordo che quando uscì la notizia della sua morte una parte del consiglio comunale di quella città applaudì. Un’altra istituzione ha fatto giustizia di una che fu vergognosa. È vietato dare la sala per presentare libri di un ragazzo morto a 18 anni? Il senso di umanità è ribaltato».
DERIVE NEOFASCISTE. Biondi smentisce che vi siano derive neofasciste. «Nessuna dimissione, nessuna deriva. Daniele è un gran lavoratore, un ottimo imprenditore che ha preso 250 voti senza clientele. Ha preso più voti di tanta gente che ha amministrato per anni questa città. L’invidia è una brutta bestia. Su quello di cui hanno bisogno, gli aquilani si sono espressi. Una nuova amministrazione. Il resto sono solo chiacchiere di gente invidiosa che non ha ancora digerito la batosta».
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