L'Aquila, il nuovo appello di Sonia: "Senza l’acqua Santa Croce rischio di morire"

Affetta da una grave allergia che non tollera altri liquidi: «Vivo nel terrore che per la nuova crisi aziendale non ci siano scorte sufficienti»

L’AQUILA. La sua vita è diventata da qualche anno un calvario. Una tremenda allergia, prima sopportabile, ora del tutto invalidante, la esclude da tutto. Qualunque contatto esterno potrebbe esserle fatale. Il suo organismo sopporta solo 3 medicinali salvavita e può mangiare solo carne e pasta bollita. La pasta dev’essere bollita con l’acqua Santa Croce, l’unica che può bere. In passato ha fatto tentativi per provare altre acque ma senza successo. L’organismo non ne vuole sapere.

Ora, come un anno fa, ci sono problemi per la produzione dell’acqua Santa Croce e per lei, Sonia Sette, 52 anni, di Pizzoli torna l’angoscia di non avere a disposizione il suo prezioso liquido salvavita. «Vivo nel terrore che finiscano le scorte», afferma preoccupata.

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«Al momento», precisa, «ho trenta casse come scorta. Ma visto che l’acqua mi serve per bere, lavarmi e cucinare non possono andare avanti per più di due settimane. Inoltre io posso bere solo acqua nelle bottiglie di vetro e solo quelle da 7,50, perché quelle di plastica possono creare problemi. Se la produzione si bloccherà a lungo sono destinata a morire». Il consumo giornaliero medio, secondo una buona approssimazione, è di 4 litri.

«Finora», aggiunge, «mi hanno aiutato il sindaco e la vicesindaca di Pizzoli, Giovannino Anastasio e Gabriella Sette, per contattare la Regione che mi ha risposto solo di recente nonostante i precedenti appelli. Proprio ieri, dunque, la Regione mi ha risposto dicendomi che ha contattato il sindaco di Canistro per poter andare lì e prelevare delle casse. Ma non posso farlo se non a rischio di rimetterci la vita per via del rischio che corro per via di contatti con agenti esterni che per chiunque sono innocui ma per me letali. Mi chiedo, inoltre, come potrei da sola trasportare le scorte qualora riuscissi a ottenerle. Finora, per avere quantità a sufficienza, mi sono appoggiata a un supermercato a Bazzano di Ciuffetelli, cui sono grata per la disponibilità. Ma se lì non arriveranno più bottiglie non vedo vie di uscita».

Il calvario per Sonia Sette è iniziato 15 anni fa quando la malattia scoppiò all’improvviso con continui ricoveri dopo choc anafilattici. E poi sono insorti problemi respiratori. Le primissime avvisaglie le ebbe con l’introduzione dell’euro. Faceva la commessa e non poteva maneggiare le nuove monete senza avere allergie. Intraprese anche una causa civile per far cambiare la composizione di quelle monete ma, ovviamente, si trattò di una controversia persa in partenza visto che dall’altra parte c’era l’Europa. Ha dovuto lasciare quel lavoro pur avendo provato a utilizzare dei guanti.

Per la sua patologia (non infettiva) denominata “Sensibilità chimica multipla” non ci sono rimedi o terapie, visto che è rarissima. Al massimo qualche palliativo.

A suo dire in Italia il suo è un caso unico, mentre nel mondo non si ha conoscenza di più di cinque casi.

Nella sua abitazione, infine, ci sono per forza pochi mobili per evitare il contatto con la formaldeide e il letto dev’essere in cotone. Inoltre la donna è allergica alla carta.

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