L'Aquila, scuola nel caos: l'ira dei presidi

Lettera di 13 dirigenti scolastici al ministro Fedeli: venga da noi e toccherà con mano i problemi del settore

L’AQUILA. Sono in 13, tra L’Aquila, Scoppito, Pizzoli, Navelli, San Demetrio e Paganica, i presidi delle scuole di ogni ordine e grado che, nero su bianco, hanno deciso di rivolgersi direttamente al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, per rappresentare «le principali problematiche e criticita della scuole aggravate e rese urgenti dalla attuale situazione di emergenza» e chiedere maggiore attenzione, in termini di finanziamenti e di personale. Una richiesta d’aiuto, ben spiegata in una lunga lettera, che vede uniti tutti i dirigenti dell’Ambito 1, che auspicano anche una prossima visita al territorio da parte del ministro. «La scuola da sola non puo affrontare e risolvere problematiche che necessitano di volontà, azioni e risorse interistituzionali», spiegano i presidi, che suggeriscono al ministro «di indirizzare una quota parte dei fondi Miur alle istituzioni scolastiche che hanno subìto danni correlati direttamente o indirettamente alla sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016».

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I NOMI. A firmare la lettera sono stati, appunto, in 13: dell’Aquila Sabina Adacher del “Bafile”, Fiorenza Papale del “Cotugno”, Serenella Ottaviano del “da Vinci-Colecchi”, Maria Chiara Marola, del “D’Aosta”, Antonella Conio, della media “Dante Alighieri”, Antonio Lattanzi della media “Mazzini-Patini” e reggente di San Demetrio, Monia Lai del “Rodari”, Agata Nonnati del “Silvestro”, Gabriella Liberatore dell’”Amiternum”. A questi si aggiungono Gilberto Marimpietri dell’Istituto comprensivo “Comenio” di Scoppito, Elisabetta Di Stefano del “Don Milani” di Pizzoli, Domenica Pagano di Navelli, Lucia Di Giulio del “Galilei” di Paganica.

I RITARDI. «A 8 anni dal sisma dell’Aquila nessuna delle scuole distrutte è stata ancora ricostruita e i progetti approvati sono una esigua minoranza», spiegano i presidi. «Una gran parte delle scuole primarie e della secondarie di I grado si trova ancora nei Musp (Moduli scolastici provvisori). Oggi i recenti eventi sismici hanno colpito le stesse aree del 2009 o aree limitrofe, aggravando la già precaria situazione. La pianificazione degli interventi è in enorme ritardo, il calcolo degli indici di vulnerabilità non è stato effettuato o ha evidenziato valori di sicurezza molto bassi».

LE CRITICITÀ. Non poteva mancare, nella lettera a Fedeli, un accenno alla difficile situazione che sta vivendo una delle scuole più grandi della città. «Per il Cotugno sono stati accertati di recente problemi strutturali, pertanto i suoi 1.200 studenti sono attualmente ospitati in un altro istituto ed effettuano turni pomeridiani» dicono i dirigenti. «Nei Comuni di Capitignano, Montereale, Cagnano Amiterno, Pizzoli e Barete, i piu colpiti dagli eventi sismici recenti, alcuni edifici scolastici non sono stati riaperti per criticità strutturali; il plesso principale, inagibile dal 18 gennaio, è stato ricollocato in una struttura non destinata ad ospitare una scuola e quindi priva di spazi idonei e servizi adeguati».

LE RICHIESTE. Per tamponare la situazione i presidi chiedono in primis una deroga al limite dei 200 giorni di scuola anche per la città dell’Aquila, senza la quale è a rischio l’anno in diversi istituti, ma anche di poter formare classi con un numero di alunni inferiore rispetto quello previsto dalla normativa, per una maggiore sicurezza in caso di terremoto. I dirigenti, inoltre, ritengono necessario un incremento del numero dei collaboratori scolastici per garantire la corretta gestione delle emergenze e la difesa dei piccoli plessi delle aree interne e dei Comuni di montagna, «ampliando l’organico». Chiedono infine più fondi: per i laboratori e le attrezzature tecnologiche, per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per la formazione e l’aggiornamento delle figure preposte alla sicurezza e all’emergenza.

«VENGA A VEDERE». «Le chiediamo un impegno speciale per attivare sinergie chiare e realistiche che coinvolgano tutti i soggetti istituzionali locali e centrali, ognuno secondo le proprie responsabilità», concludono i presidi, «e in tale prospettiva auspichiamo la sua presenza nel nostro territorio».

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