Virginia Lena, direttrice Arta L'Aquila

Teramo

L’Arta: il cattivo odore dell’acqua sentito da tutti i nostri tecnici

La direttrice Lena ricostruisce com’è nato l’allarme: «In questi casi intervengono più operatori È raro rilevare certi problemi, quel fetore non era riconducibile a sostanze conosciute»

TERAMO. Hai voglia a dire che l’acqua è stata sempre potabile. A una settimana dall’allarme scaturito da un prelievo effettuato nel punto di captazione del traforo autostradale del Gran Sasso, dal quale odore e sapore dell’acqua sono risultati “non conformi”, è lungi dall’essere svanita la psicosi collettiva che sette giorni fa ha portato a un autentico assalto ai supermercati per accaparrarsi quante più bottiglie d’acqua possibile. La popolazione teramana continua ad avere paura e a non fidarsi dei messaggi, che spesso appaiono contraddittori, delle istituzioni. Un contributo di chiarezza su come è nata l’emergenza arriva dall’Arta e in particolare da Virginia Lena, che è la direttrice del distretto provinciale Arta Abruzzo dell’Aquila. Da sei mesi, da quando cioè la sede Arta di Teramo è stata dichiarata inagibile per il terremoto, è la struttura aquilana che analizza i campioni d’acqua provenienti dal Teramano.

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Chi effettua il prelievo dei campioni da analizzare e chi li analizza?
«E' la Asl che li preleva e li porta a noi, che li affidiamo ai nostri laboratori».
Quindi l'odore e il sapore non conformi nel campione dell'8 maggio sono stati rilevati nei vostri laboratori?
«Sì, e non da un solo tecnico. Come da metodica, qualora si rilevi un odore la stessa analisi viene esperita da più operatori. Tutti in questo caso hanno confermato la presenza di un odore sgradevole e molto forte».
Si trattava di un odore noto, o riconducibile a qualcosa di noto?
«No, non era riconducibile ad alcuna sostanza particolare a noi nota».
Accade di frequente di trovare odore e sapore non conformi in campioni d'acqua?
«No, accade raramente e quando accade in genere si tratta di una quantità eccessiva di cloro. Non era questo il caso».

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Cosa pensa del clamore seguito alla decisione della Asl di vietare l'uso dell'acqua potabile a seguito del vostro referto?
«La Asl ha seguito la procedura di prassi quando ci sono parametri non conformi alla norma».

Ritiene sufficienti i controlli svolti sull'acqua delle sorgenti del Gran Sasso?
«E' la Asl che decide quali e quanti controlli effettuare secondo un proprio piano di campionamento e secondo le criticità che di volta in volta si possono verificare. Io posso dire che il numero di campioni di acqua del Gran Sasso che ci arriva è decisamente superiore alla media dei campioni di altri punti di prelievo».
Quanto riferisce la direttrice Lena da un lato può rassicurare chi ha il dubbio che non siano state seguite procedure corrette, ma anche chi pensa che i controlli sotto il Gran Sasso siano troppo pochi. Dall’altro però introduce un elemento inquietante, perché quell’odore che emanava il campione d’acqua dell’8 maggio è risultato sconosciuto ai tecnici dell’Arta: non riconduceva a cloro, idrocarburi o altre sostanze note. Scoprire da cosa sia stato provocato potrebbe restare un’impresa impossibile.
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