Autismo, servizi a rischio. Le famiglie scendono in piazza a Pescara

La fondazione Il Cireneo chiede alla Regione di rispettare gli impegni presi: "Mancano 550mila euro. Senza fondi andranno a casa assistiti e lavoratori"

PESCARA. Vogliono sapere dalla Regione cosa ne sarà dei loro figli. Se continueranno a ricevere assistenza o se, invece, dovranno trovare soluzioni alternative, che al momento non vedono. I genitori dei bambini autistici sono sulle spine da mesi e sperano di ricevere risposte positive, domani mattina, dall'assessore alla Sanità Silvio Paolucci, che li vedrà arrivare in massa, alle 11, in piazza Unione. Ricostruisce i fatti Germana Sorge, presidente della Fondazione Il Cireneo, la onlus che gestisce le strutture di Vasto, Lanciano e Teramo rivolte alle persone affette da autismo. Il Cireneo è nato nel 2002 ed è «l'unica struttura autorizzata e accreditata dalla Regione. Si occupa di 146 persone, da due anni di età fino a 38, affette da autismo, e il processo di accreditamento, cominciato nel 2006, si è concluso nel 2013».

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«La situazione in cui ci troviamo oggi è legata al contratto per le annualità 2016/2017, che risulta inferiore rispetto alle prestazioni che ci è stato chiesto di portare avanti», spiega Sorge. «Ci hanno detto, già dal mese di luglio scorso, che la situazione sarebbe stata sistemata ma non è avvenuto per cui ad agosto abbiamo presentato ricorso al Tar. Avendo ricevuto una lettera del presidente Luciano D'Alfonso che impegnava la struttura regionale a coprire la parte mancante, abbiamo ritirato il ricorso al Tar».

Di che somme si parla?

Il contratto prevedeva un milione e 36mila euro per il 2016. Stessa somma per il 2017. L'integrazione annunciata era di 550 mila euro, calcolata in base alle prestazioni mancanti.

Cosa è accaduto dopo quella lettera?

Essendoci l'impegno della Regione, abbiamo firmato il contratto, anche perché si rischiava la sospensione dell'accreditamento, e abbiamo cominciato a sollecitare l'integrazione. Ma siamo arrivati a febbraio e ci troviamo ad aver anticipato tutte le prestazioni senza che ci siano state retribuite. Le fatture sono state saldate solo fino ad aprile, da allora abbiamo ricevuto degli acconti.

Come è montata la protesta?

I primi di gennaio abbiamo presentato alla Regione una diffida a provvedere ma non hanno risposto. La diffida è stata formalizzata agli operatori e loro, insieme alle famiglie, hanno cominciato ad attivarsi, per capire, e hanno cercato un dialogo con la Regione e con i sindaci. Poi, la Regione ci ha convocati: o meglio ha convocato sia noi che una rappresentanza di genitori per il 13 febbraio, alle ore 11. I genitori hanno deciso di essere tutti presenti, perché non si accontentano di una rappresentanza. Si sono auto-organizzati, insomma.

Qual è il rischio se i fondi non arriveranno?

Se quella lettera di impregno non sarà rispettata vorrà dire che un terzo dei ragazzi della provincia di Chieti torneranno a casa e un terzo del personale, sempre della provincia di Chieti, sarà licenziato. I ragazzi che seguiamo sono 88, su quel territorio, e gli addetti sono 56, ma c'è anche una lista di attesa di 35 bambini (da 2 a 5 anni) con diagnosi precoce che diventeranno irrecuperabili, se non vengono trattati, più altri venti, tra 7 e 18 anni. Rischiano di non ricevere assistenza, perché non esiste un’alternativa, per cui le famiglie sono arrabbiate, e saranno anche loro in piazza, con dei sindaci. La preoccupazione è tanta e non vogliono più transigere.

Come farete a decidere chi lasciare fuori se non riceverete i fondi?

Ho chiesto alla Asl di decidere, io non voglio farlo.

Cosa chiedete?

Non parole. Serve un atto, si deve disporre il pagamento, perché qui si parla di sopravvivenza. Ormai credo solo quando vedo. Voglio far notare che la somma annunciata al Cireneo rappresenta un minimo rispetto al totale della spesa sanitaria regionale. So bene che sono tempi duri ma l'autismo è la patologia più grave in assoluto. E lasciare in strada queste persone è impensabile.

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