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Caso Pavone, il verbale dell'arrestato: "Amavo Raffaella, ma non lo ho ucciso"

La difesa di Gagliardi: "L’agguato a Pavone? Pensai a un rito di Halloween. Quel giorno incontrai la mia amante, sognavo di vivere con Raffaella"

MONTESILVANO. «Che ho pensato del ferimento di Pavone? Che era dovuto ad Halloween, qualcuno che poteva fare un rito». Resta perplessa il pm Anna Rita Mantini quando ascolta da Vincenzo Gagliardi la sua idea su cosa accadde il 30 ottobre 2013, giorno di Halloween ma sera in cui Carlo Pavone, l’ingegnere informatico di 42 anni viene raggiunto da un colpo di arma alla testa in via De Gasperi a Montesilvano. Pavone, domenica all’una, dopo oltre un anno di coma, è morto. «Questo vi siete detti?», replica il pm durante l’interrogatorio di garanzia del 30 maggio 2013 di Gagliardi, a due giorni dall’arresto con l’accusa di aver sparato all’ingegner Pavone, parlando al plurale perché nel confronto con i magistrati rivive la relazione tra Gagliardi e la moglie di Pavone, Raffaella D’Este (non indagata, ndr). «Sì, avevamo progettato di vivere insieme in futuro. Sì, detto papale, quando sarebbe morto suo marito», risponde a un tratto Gagliardi davanti al gip Maria Michela Di Fine, al pm Mantini e accanto al suo avvocato Renzo Colantonio. Dall’alibi al guanto di lattice, dagli appuntamenti con D’Este alla ricostruzione della giornata dell’agguato in via De Gasperi, alla ricerche su Internet: ecco cosa raccontò il dipendente delle Poste, in carcere dai sei mesi, durante il suo interrogatorio.

leggi anche: Montesilvano. Pavone è morto, ora l'amante della moglie dovrà rispondere di omicidio L’ingegnere colpito alla testa da una fucilata nell'ottobre 2013 a Montesilvano, mentre gettava la spazzatura sotto casa, non ce l’ha fatta. Il dipendente delle Poste, che è in carcere da maggio, ora rischia l’ergastolo.

Gagliardi ha un alibi? Per i carabinieri che arrestarono Gagliardi, Pavone era stato raggiunto da un colpo di arma alle 20.10. Ed è per questo che l’interrogatorio inizia con le domande sugli spostamenti di Gagliardi in quella giornata.

Gip: Il 30 ottobre 2013 lei non è andato nei pressi dell’abitazione di Carlo Pavone?

Gagliardi: No.

Gip: Può riferire se per quel giorno lei aveva un alibi? Dove si trovava? Il lasso temporale del ferimento indicato nell’ordinanza va sostanzialmente dalle 19.40 fino alle 20.10. Quando è tornato a casa?

Gagliardi: Io sono tornato a casa all’incirca alle 20, sicuramente qualche minuto prima delle 20.

Gip: Perché è così sicuro?

Gagliardi: Perché ho lasciato mia figlia all’aeroporto a Pescara alle 19.45. Doveva prendere l’aereo per Milano, subito dopo mi sono recato a Pescara in via Nicola Fabrizi, avevo la scadenza dell’assicurazione, però chiudeva alle 17.30 e io non lo sapevo. Arrivato là, ho visto il cartello e mi sono rimesso in macchina.

Gip: Dalla ricostruzione indiziaria sembrerebbe che lei non è rientrato in casa alle 20. Può dire cosa ha fatto?

Gagliardi: Il tempo di parcheggiare la macchina, quindi alle 20 stavo sicuramente a casa. Durante il giorno ho fatto delle attività di meccanico, mi sono sciacquato, ho lavato la testa e poi abbiamo cenato. Poi dovevo andare a riportare la macchina a un vicino di casa, l’ho chiamato se era in casa e sono andato...

Gip: Così non sembrerebbe, anche questo è un elemento che sembrerebbe smentito dalla ricostruzione che è agli atti.

L’incontro con l’amante e la convivenza. Per il gip, come scrisse nell’ordinanza, Gagliardi sarebbe stato spinto a sparare a Pavone per «motivi passionali». Gagliardi, che si è sempre professato innocente, ammette la relazione con D’Este, il desiderio di una convivenza ma non di aver sparato.

Gip: Il 30 ottobre ha incontrato D’Este?

Gagliardi: La mattina sono andato a prelevare la sua macchina perché dovevo portarla a fare la revisione e una piccola riparazione. La signora mi ha dato la chiave, mi ha detto “la macchina sta a tale posto parcheggiata”. Io stavo in ferie quel giorno, lei stava a lavorare, quindi sono andato nel parcheggio e ho prelevato la macchina. Il pomeriggio ho incontrato D’Este, quando sono andato a riportarle la macchina. Ci siamo visti nel parcheggio del supermercato Oasi di Montesilvano. Cinque, dieci minuti perché lei doveva correre a riprendere i figli.

Gip: C’era una relazione tra lei e la D’Este?

Gagliardi: Sì, durava da due anni.

Gip: Con che cadenza vi vedevate?

Gagliardi: Quando c’era tempo. Nel senso mentre eravamo a lavoro ci vedevamo 5, 10 minuti, quindi all’orario di uscita diciamo: io andavo a Montesilvano, lei ripassava, a mezza strada ci dicevamo: “Che è successo”, Come stai?, queste cosettine che si dicono in 5, 10 minuti. Poi lei proseguiva, andava a riprendere i suoi figli (...)

Pm: In ordine a questa relazione, avevate degli obiettivi, avevate in animo di convivere definitivamente, quindi di separarvi dalle famiglie?

Gagliardi: Sì, anche perché io sono rimasto solo.

Pm: Non dopo i fatti, ora me lo sta dicendo, io le chiedevo degli ultimi tempi, prima dell’incidente all’ingegner Pavone

Gagliardi: Io magari forse gliel’ho pure detto. Ma lei ha sempre detto “fino a quando ho i bambini piccoli non ho nessuna intenzione di abbandonarli” quindi “quando saranno grandi sì ma per il momento no”.

Pm: Dopo l’incidente a Pavone avevate un progetto di convivenza?

Gagliardi: Beh, abbiamo supposto un futuro. Lei desiderava una casa in una certa maniera, magari in campagna.

Pm: Quindi avevate progettato di vivere in campagna?

Gagliardi: Vivere... lei si faceva la casa e io andavo lì, magari saltuariamente sarei... sarei potuto intervenire...

Pm: Quando sarebbe morto Pavone?

Gagliardi: Sì, suo marito giustamente, detto papale, io sono rimasto da solo.

Il guanto di lattice e la polvere da sparo. Tra i motivi che avevano spinto il pm a chiedere il giudizio immediato per Gagliardi c’erano la polvere da sparo trovata sugli indumenti, grazie all’apporto della moglie di Gagliardi, e il sequestro di un guanto di lattice.

Gip: Lei come si spiega che sui suoi abiti sono state ritrovate tracce riferibili a sparo?

Gagliardi: Non lo so, l’unica cosa che quel giorno è potuta cadere su quegli abiti è la polvere di amianto, polvere di freni (l’uomo aveva riparato una macchina, ndr).

Gip: L’ordinanza ha dato atto che le particelle non possono essere derivate da quel tipo di attività.

Gagliardi: Non lo so, è l’unica cosa che è possibile.

Gip: E il guanto che è stato trovato dentro una scarpa?

Gagliardi: Di solito li utilizzo quando faccio dei lavori. Ne utilizzo due addirittura (...)

Pm: Noi abbiamo trovato un unico guanto di lattice, secondo lei quelli sono i guanti che utilizza un meccanico?

Gagliardi: Ma io quelli c’ho.

Pm: Ho capito. Perché i guanti da meccanico sono ben diversi.

Gagliardi: No, ultimamente si utilizzano anche quelli in lattice.

Pm: Non so se ha visto l’ordinanza, ma la busta con i vestiti venne notata anche da sua moglie (...) Sua moglie dice “è impossibile che questi indumenti sarebbero mai stati buttati”. Come mai lei li voleva buttare proprio quella sera?

Gagliardi: Li ho riguardati bene, quando li stavo riprendendo per metterli nel cofano della macchina. Ho visto le pessime condizioni e ho deciso: li elimino.

Le ricerche su internet. Secondo l’accusa Gagliardi avrebbe sparato con un fucile Flobert calibro 9 che non è mai stato trovato. A sostegno di questa tesi, però, l’accusa ha spulciato nel computer di Gagliardi trovando numerose ricerche relative al fucile tra cui la stringa: “A che distanza può essere fatale un colpo sparato da un Flobert calibro 9”.Ecco la versione di Gagliardi sul perché di quelle ricerche.

Gip: Ha mai cercato fucile Flobert su Internet?

Gagliardi: Sì, sembrerà banale. Mia moglie è di Caramanico, quindi i miei suoceri abitano lì e noi di solito il fine settimana andiamo su. Hanno il problema dei cinghiali che arrivano fin sotto casa. Avevo pensato di trovare qualcosa per far scappare i cinghiali, per spaventarli. Poi mi sono accorto che occorreva un porto d’armi ed era diventato troppo impegnativo.

Il rito di halloween.

Pm: Quando è successo il ferimento di Pavone lei e la D’Este ne avete parlato? Lei nega gli addebiti, ma cosa avete riferito nei discorsi?

Gagliardi: Nei discorsi ogni tanto usciva fuori.

Pm: cosa avete pensato lei o la D’Este?

Gagliardi: Mah, forse lei.

Pm: Lei nulla? Non avete fatto una ricostruzione di questo gravissimo episodio?

Gagliardi: Io non mi ricordo.

Pm: Ma lei cosa ha pensato?

Gagliardi: Ho pensato che poteva essere il 30 ottobre, Halloween. Che era un ferimento dovuto ad Halloween. Qualcuno che poteva fare un rito.

Pm: Che rito?

Gagliardi: Che ne so? Era Halloween. Tante cose, boh.

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