SINDACI SCERIFFO

Daspo a chi imbratta, parte la stretta sulla movida

Una norma del governo dà ai Comuni poteri equivalenti ai prefetti. Stretta sul consumo smodato di alcol per strada. Sarà allontanato chi deturpa

PESCARA. Non chiamateli “sindaci sceriffo”, si è raccomandato il ministro dell’Interno Marco Minniti. Ma come chiamare altrimenti un primo cittadino che applica il Daspo a chi imbratta la città o spaccia nelle discoteche? Il Daspo, misura di derivazione calcistica (il divieto di ingresso allo stadio ai tifosi responsabili di atti di violenza), è la norma più suggestiva del progetto di legge sulla sicurezza urbana approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. «La sicurezza urbana va intesa come un grande bene pubblico», ha spiegato il ministro, «che riguarda la vivibilità e il decoro urbano, attraverso interventi di riqualificazione delle aree più degradate, l'eliminazione dei fattori di marginalità sociale, la prevenzione della criminalità e dei fenomeni antisociali per favorire la legalità e la coesione sociale. Il decreto introduce strumenti ed interventi amministrativi, amplia i poteri di ordinanza dei sindaci: avranno poteri autonomi e la possibilità di firmare patti tra territori e ministero dell'Interno che prima non avevano una cornice legislativa».

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Il decreto è stato ampiamente discusso, meditato, voluto dall'Anci e dalla conferenza delle Regioni con l'idea di «fare una grande alleanza tra lo Stato e poteri locali». Trova dunque buona accoglienza tra i sindaci, con qualche distingue. Basti per tutti il parere del primo cittadino di Firenze Dario Nardella: «Finora combattevamo il degrado e l'insicurezza con le pistole ad acqua: ora finalmente avremo poteri concreti». Più cauti i colleghi abruzzese (vedi le interviste di lato), ma per tutti si tratta di un passo avanti.

Che cosa c’è nella legge? Il presidente dell’Anci Andrea Decaro, sindaco di Bari lo spiega così: «C'è un principio generale su una equiparazione di fatto, in materia di sicurezza urbana, dei poteri del sindaco a quelli del prefetto. Un patto che si esplicita anche nel potere congiunto di convocazione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, qualora se ne ravvisi la necessità».

Il testo, 18 articoli, concede ai sindaci il potere di ordinanza. Per le città metropolitane crea un nuovo organismo, il Comitato metropolitano, co-presieduto dal prefetto e dal sindaco, che svolge attività di analisi sulla sicurezza urbana nel territorio di riferimento. Si prevede poi che enti pubblici e soggetti privati possano concorrere, anche finanziariamente, all'attuazione delle politiche integrate di sicurezza urbana. Vengono introdotte sanzioni amministrative da 300 a 900 euro con l' allontanamento fino a 48 ore per chi leda il decoro urbano o la libera accessibilità o la fruizione di infrastrutture (ferrovie, aeroporti, ecc.), luoghi di pregio artistico, storico o interessati da flussi turistici, anche abusando di alcolici o droghe, esercitando la prostituzione «in modo ostentato». Per chi si è ripetutamente reso protagonista di lesioni al decoro urbano scatta, come detto, il Daspo urbano, l’allontanamento fino a 12 mesi. Stessa misura, ma per un periodo da 1 a 5 anni, per chi spaccia droga nei locali di intrattenimento.

Sempre nell'ottica di avere città più vivibili e pulite, il testo affida al giudice la possibilità di disporre il ripristino o la ripulitura dei luoghi o risarcimento, per chi deturpa o imbratta beni immobili o mezzi di trasporto pubblici o privati. Infatti il disegno di legge stabilisce che dopo una sentenza passata in giudicato i writer, su disposizione del giudice, ripuliscano o riparino ciò che è stato danneggiato o lavorino per la collettività fino all'equivalente del risarcimento del danno. La legge si occupa anche dei problemi legati alla “movida”. Viene infatti punito l'uso e l'abuso di alcol consumato per strada e nelle piazze fino a impedire il sonno dei residenti; sanzionato anche l’accattonaggio in diversi luoghi pubblici, come le stazioni ferroviarie, che diventa spesso molesto e insidioso per la sicurezza dei passanti. Il testo annovera tra gli interventi una lotta più aspra alla vendita di merci contraffatte e al commercio ambulante in luoghi non consentiti. C’è un argomento che è rimasto fuori dal testo ma che l’Anci chiede venga inserito in Parlamento: la sanzione penale per i parcheggiatori abusivi. Secondo Decaro, infatti, la sanzione amministrativa non basta: «Non viene mai pagata perché gli abusivi risultano nullatenenti e, non avendo alcun reddito, non possono pagare. Il contrasto serio» aggiunge «può avvenire con la previsione della sanzione penale legata alla recidiva. Se nel giro di due anni si è destinatari di più contravvenzioni amministrative è possibile l'arresto, con la previsione di pena da sei mesi a due anni».

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