Diga di Bisenti, solo carte bollate

Espropriate 70 famiglie e spesi 53 miliardi di vecchie lire: il progetto è archiviato

BISENTI. Doveva essere tra le più grandi d’Italia la diga di Bisenti, un progetto rimasto solo sulla carta. Fu concepita come idea dal Consorzio di Bonifica Vestina negli anni ’60, insieme a quella di Penne che poi è stata realizzata. Il progetto, che risale al maggio del 1979, fu approvato dal consiglio superiore del Ministero dei Lavori Pubblici nel mese successivo e la cassa del mezzogiorno nel 1982 finanziò il progetto per l’importo di poco più di 53 miliardi di lire. Doveva sorgere sul letto del fiume Fino e sull’affluente Cerchiola, occupando 9 ettari, mentre l’intero invaso avrebbe avuto una estensione territoriale di 250 ettari incluse le aree demaniali e sarebbe stata in grado di garantire l’irrigazione di circa 6700 ettari di terreni agricoli, di fornire energia elettrica prodotta dalla centrale prevista nel progetto e sarebbe stato certamente un volano per il turismo. Circa 70 famiglie vivevano nell’area che avrebbe dovuto ospitare la diga, tutte cedettero volontariamente le abitazioni in base a accordi stipulati con il consorzio per avere un risarcimento maggiore rispetto a quello previsto in caso di esproprio, ma i lavori non iniziarono. L’approvazione di una nuova normativa impose la revisione del progetto, ci furono poi ricorsi sulla destinazione a uso civico dell’area dell’invaso e sugli eventuali danni ambientali. Tra le altre problematiche emerse la ghiaia, indispensabile per realizzare il progetto, fu prelavata abusivamente facendo lievitare i costi del 450% per prenderla in altra cava.

Nel 1995 il Ministero dei Lavori Pubblici con un decreto archiviò la diga. Dovevano però essere completati i lavori accessori, come il nuovo cimitero, alcuni viadotti e l’intervento di forestazione, opere che sono state poi realizzate. La Regione Abruzzo negli ultimi anni ha dato il via alla misura di retrocessione dei beni ceduti o espropriati all’epoca e alcuni degli ex proprietari hanno riacquistato le abitazioni. L’ultimo atto di una grande incompiuta.

Evelina Frisa