Le imprese balneari tornano in piazza: una riforma sulle concessioni

I titolari degli stabilimenti abruzzesi si uniscono alla manifestazione nazionale a Roma. Le richieste anticipate a Pescara: «No proroghe, né aste. Vogliono toglierci ciò che abbiamo creato»

PESCARA. Non proroghe delle concessioni demaniali. Ma una legge di riforma. Che entri a regime dopo un lungo periodo transitorio, presumibilmente di trent’anni, e allontani così le aste pubbliche previste dalla direttiva Bolkestein. Sono questi i motivi che accompagnano a Roma la protesta dei titolari delle imprese balneari. Dall’Abruzzo è prevista la partenza di almeno un pullman – messo a disposizione dal Consorzio Imprese Balneari Adriatico (Ciba) – in rappresentanza delle 770 aziende che coprono i nostri 130 chilometri di costa. Una protesta quella dei balneari che confluisce con quella di tassisti e ambulanti.

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LA DIRETTIVA. La Bolkestein disciplina le modalità di revisione delle concessioni pubbliche. Approvata nel 2006, ha l'obiettivo di favorire la libera circolazione dei servizi e l'eliminazione delle barriere tra i vari Paesi Ue. In sostanza introduce il principio della libera concorrenza, stoppando l’abitudine tutta italiana di tramandare le concessioni di generazione in generazione sempre alle stesse famiglie. E inserendo le aste pubbliche. Una battaglia che va avanti da anni. Una direttiva che suscita malcontento nonostante un articolo del decreto "milleproroghe", attualmente in discussione parlamentare, sposti al 31 maggio 2018 il termine per rimettere a bando le concessioni rilasciate dagli enti locali, dopo che la stessa Ue aveva vietato un'ulteriore proroga al 2020.

I balneari, infatti, chiedono non più, come accaduto finora, le proroghe delle concessioni. Ma l'emanazione di un testo di legge di riordino, alla luce degli investimenti effettuati nel tempo direttamente sui lidi e sui servizi. Definiscono, poi, l’attuale Ddl per la riforma del comparto, "ammazzabalneari" o "ammazzaimprese".

IL DIBATTITO. Tutte richieste che ieri sono state anticipate in occasione del convegno che si è svolto in uno dei tendoni di Pescara Fiere. E al quale hanno preso parte il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, Claudio Albonetti, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti, Giuseppe Susi, presidente regionale di Fiba-Confesercenti, Celso Cioni, direttore di Confcommercio regionale,Riccardo Padovano, il presidente del Sib Confcommercio Abruzzo, il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, e il comandante della Capitaneria di Pescara, Enrico Moretti.

leggi anche: «Per conservare queste attività occorre salvare la qualità del mare» Il segretario provinciale Adiconsum: «Lo scorso anno le persone sono finite in ospedale e per quest'estate la situazione sarà uguale, a causa dei ritardi. Per la gente i veri problemi del mare sono questi. I balneari si sono svegliati tardi sull'inquinamento»

GLI INTERESSI. «Preservare gli investimenti attraverso degli ammortamenti», ha subito sottolineato il sindaco Alessandrini, riferendosi ai titolari degli stabilimenti balneari che sulle attività commerciali hanno impiegato capitali per la prosecuzione delle attività, e che invece, con l'applicazione della Bolkestein, dovrebbero confrontarsi con un libero mercato, in cui sarebbero i colossi commerciali ad aggiudicarsi le concessioni. Un esito, dicono gli operatori commerciali del mare, che escluderebbe gran parte di loro dall'esercizio. La parola d'ordine è «più certezze», come ha precisato il presidente dalla Camera di commercio di Pescara, Daniele Becci, intervenuto tra il pubblico. Mentre Padovano, di fronte a decine di titolari di stabilimenti balneari arrivati da Abruzzo e Molise, ha parlato del rischio occupazione, calcolando anche l'indotto, per circa «30 mila posti di lavoro». Il presidente Sib Confcommercio Abruzzo ha auspicato una legge «che tenga conto degli investimenti che in tanti hanno fatto, come la sua famiglia: «Noi non siamo come quei capannoni industriali che hanno avuto contributi statali». Giuseppe Susi, presidente regionale di Fiba-Confesercenti, ha invece ricordato le due leggi che devono essere varate dalla Regione: «Una è quella riguardante il legittimo affidamento. L'altra, invece, affronta la durata delle concessioni, che passerebbero dai 6 ai 20 anni, in relazione agli investimenti».

LA TIPICITÀ. Per il comandante Moretti, occorre coniugare la concorrenza con ciò che è locale: «Gli effetti della direttiva non sono stati attentamente valutati, è necessario tener conto della peculiarità italiana di gestire le spiagge. Il rischio è che nelle grandi realtà turistiche, prevalgano gruppi con forti capitali, rispetto a chi da tempo ha investito. Con questo, e lo dico a livello di paradosso», ha aggiunto, «si snatura la realtà concessoria e si corre il rischio di mangiare solo hamburger». Quindi, ha concluso, occorrono «legittime aspettative da coniugare con una forma di pubblicità, tesa a favorire le realtà locali».

La protesta di oggi in piazza Montecitorio, dovrebbe portare anche a un incontro con i componenti della Commissione che studia il decreto legge.

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