Antonio Bevilacqua e il fucile utilizzato per ucciderlo

Omicidio di Montesilvano: «L’ho ucciso per errore, volevo gambizzarlo» 

Fantauzzi si mostra pentito: «L’intenzione era dare una lezione al ragazzo. Il colpo è partito per sbaglio». E tira in ballo l’amico che lo accompagnava  

PESCARA. Massimo Fantauzzi parla. Racconta di aver sparato ad Antonio Bevilacqua dentro al pub Birrami di Montesilvano, ma aggiunge che non aveva alcuna intenzione di ucciderlo, anzi voleva solo gambizzarlo, dare una lezione al giovane rom. E poi tira in ballo pesantemente il suo amico, un 58enne di Pescara, l’uomo che la notte del 16 settembre si trovava in via Verrotti, davanti al pub, nel momento del delitto, fin da subito sotto la lente della procura.

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È durato pochi minuti, ieri mattina, l’interrogatorio per rogatoria, fuori regione, da parte del gip, di Fantauzzi, il pizzaiolo 46enne di Montesilvano rinchiuso da sabato in un carcere fuori regione, in isolamento. Aveva confessato le proprie responsabilità già sabato mattina, quando si è consegnato ai carabinieri che lo stavano braccando. Ma ieri ha aggiunto altro, chiarendo alcuni aspetti che potrebbero rivelarsi fondamentali nello sviluppo dell’inchiesta sulla morte del giovane rom in cui è indagato anche il suo amico, ascoltato già due volte dai carabinieri alla presenza del suo legale. Il killer, assistito dall’avvocato Pasquale Provenzano, è apparso pentito e provato, sia dal punto di vista fisico che morale. Si è mostrato molto collaborativo e ha fornito la sua versione dei fatti mettendo in luce alcuni tasselli, in particolare sul suo ruolo di “giustiziere”. E ha chiesto di essere ascoltato nuovamente dal pubblico ministero che sta coordinando le indagini, Paolo Pompa, per fare chiarezza su tutto. Per Fantauzzi tutto è nato da una lite avvenuta dentro al bar tra il suo amico e altri due, cioè Bevilacqua e un terzo uomo. Sarebbe stato l’amico di Fantauzzi ad avere un discussione nel pub Birrami con Antonio e con un uomo, volto noto alle forze dell’ordine. E uno dei due, non è chiaro se la vittima o l’altro, avrebbe dato dell’infame all’amico di Fantauzzi. Per riparare a questa offesa il pizzaiolo e l’amico hanno deciso, sostiene Fantauzzi, di dare una lezione al rom e all’altro. Con questo spirito sarebbe partita la spedizione punitiva che ha portato all’omicidio. L’intenzione era di dare una lezione ad entrambi, sparando alle gambe dei due. E quindi Fantauzzi, accompagnato dall’amico, sarebbe tornato a casa, a Montesilvano colle, si sarebbe cambiato i vestiti, avrebbe preso un fucile da caccia modificato e sarebbe tornato nel locale di via Verrotti, usando la sua moto Honda. Prima di entrare ha indossato un cappuccio, rendendosi irriconoscibile, è passato davanti all’amico che era davanti al pub, come registrato dalle telecamere, e ha raggiunto Bevilacqua nel locale. Pochi passi, dalla porta al bancone. Ma una volta di fronte al 21enne le cose non sono andate secondo i piani, sostiene Fantauzzi, perché mentre alzava il fucile è partito un colpo, in sostanza accidentalmente. E ha colpito all’occhio sinistro Bevilacqua, uccidendolo sul colpo. A supportare questa tesi ci sarebbero le immagini del locale, che mostrano come sono andate le cose. Restano misteriose le cause dei contrasti esistenti tra i quattro, al di là degli screzi di quella sera e dell’offesa pronunciata dopo aver alzato il gomito. Per la madre di Bevilacqua, Maria Santeramo, che ha sempre creduto nell’esistenza di un «mandante» e di «un altro complice» che avrebbe trattenuto Antonio nel locale, non c’è nulla di più. Per i parenti di Antonio sono chiare le responsabilità dell’amico di Fantauzzi, che avrebbe armato il killer dopo l’affronto verbale. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo continuano per chiudere completamente il cerchio. E le dichiarazioni di ieri di Fantauzzi, se riscontrate, potrebbero aggravare la posizione dell’amico che si è sempre dichiarato estraneo all’omicidio.
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