Pescara, la donna di un pentito rivela: "Roberto Straccia è stato ucciso"

Sulla vicenda dello studente trovato morto spunta un fascicolo per omicidio

PESCARA. «Roberto è stato ucciso per un errore di persona». Sul caso Straccia, lo studente di Lingue scomparso da Pescara a 24 anni il 14 dicembre 2011 e ritrovato morto il 7 gennaio 2012 nel mare antistante il lungomare di Bari, spunta un nuovo fascicolo, per omicidio volontario, aperto dalla Procura di Pescara nel 2012.

L’hanno svelato l’altra sera nel corso della puntata di “Chi l’ha visto?”, Mario Straccia, papà di Roberto, e l’avvocato Antonio La Sala dell’associazione Penelope. «Un primo fascicolo per cause accidentali o volontarie è stato archiviato», ha spiegato il rappresentante dell’associazione che si occupa di persone scomparse, «ma la scorsa estate abbiamo scoperto l’apertura di un secondo fascicolo per omicidio parallelo al primo, dopo che la fidanzata di un pentito avrebbe dichiarato che Roberto fu ucciso per un errore di persona».

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L’intercettazione. Una rivelazione che, come riferisce il legale della famiglia Straccia, l’avvocato Marilena Mecchi, sarebbe emersa durante un’intercettazione ambientale in un carcere abruzzese dov’era rinchiuso un pregiudicato di origini calabresi. È il 20 gennaio del 2012, due settimane dopo il ritrovamento del corpo di Roberto e il pregiudicato, parlando con la compagna che lo va a trovare, commenta l’episodio chiedendo alla donna se hanno fatto le indagini sul corpo del ragazzo e se c’erano le telecamere. Per poi affermare che sicuramente, riferendosi ai presunti killer, era gente che sapeva fare il proprio mestiere per riuscire a non farsi riprendere. Aggiungendo: «Ma il guaio peggiore l’hanno fatto comunque a quel ragazzo e l’hanno fatto passare per un suicidio».

La rivelazione. Passano nove mesi e il 17 ottobre dello stesso 2012 in una caserma della Finanza di un paese della provincia calabrese si presenta una donna, moglie di un collaboratore di giustizia legato alla famiglia del calabrese rinchiuso nel carcere abruzzese. La donna si rivolge alle forze dell’ordine per altre questioni, salvo poi tirare fuori la vicenda del ragazzo scomparso a Pescara e trovato cadavere sul litorale adriatico: «Non è stato un suicidio ma un omicidio per opera di pregiudicati calabresi», svela la donna ai finanzieri, spiegando anche che l’errore di persona sarebbe stato causato da Facebook: in sostanza i presunti killer avrebbero estrapolato erroneamente la foto del bersaglio da colpire dal profilo Facebook di Roberto Straccia.

La testimonianza. «La cosa ancora più grave», sottolinea Mecchi, « è che un benzinaio di Pescara riferisce, è tutto agli atti, che dieci giorni prima della scomparsa di Roberto due ragazzi a bordo di un’auto targata Catanzaro gli avevano chiesto dove fosse il paese di Moresco, il paese di Roberto. Ma perché», chiede l’avvocato, «su questa pista non si è andati a fondo?».

Scoperta casuale. Una domanda, questa del legale, che tradisce anche lo sdegno della famiglia Straccia per non essere stata avvisata dalla Procura di Pescara della presenza di questo fascicolo per omicidio.

«Lo abbiamo scoperto casualmente quest’estate, dopo tre anni», va avanti l’avvocato, «alla Procura di Campobasso, mentre stavo facendo una richiesta di atti. Una scoperta che ha mandato su tutte le furie il papà di Roberto, perché in questo modo ci è stato pregiudicato anche il diritto di fare indagini difensive e ci si sarebbe potuti costituire anche parte civile».

No all’archiviazione. Ma la battaglia di papà Straccia, che non si è mai rassegnato all’ipotesi che possa essere stato un incidente, o che addirittura Roberto si sia potuto buttare volontariamente dal ponte del Mare nel fiume, come si lascia intendere nella prima archiviazione («non c'è possibilità di collegare alla morte di Roberto Straccia condotte penalmente rilevanti» scrive il gip a giugno del 2013), va avanti eccome. Dopo le tre richieste di archiviazione, la prima firmata dal pm Giuseppe Bellelli (e le altre due direttamente dal procuratore capo Federico De Siervo che ha gestito anche il fascicolo per omicidio, il legale degli Straccia ha fatto ennesima richiesta di opposizione (l’udienza è fissata al 3 novembre) proponendo nuovi elementi investigativi.

Facebook. A cominciare proprio dal profilo Facebook di Roberto. Dice l’avvocato Mecchi: «Ci sono messaggi importanti che noi abbiamo recuperato, c’è la cronologia, c’è stato anche un coinquilino pugliese che la sera della scomparsa di Roberto ha tentato di forzare la password e accedere abusivamente al profilo di Roberto. Un coinquilino che ora si trova all’estero e che non è stato mai sentito. Proprio sui tentati accessi abusivi al profilo Facebook ho mandato un fascicolo alla Procura di Campobasso, oltre a quello sull’operato della Procura (già archiviato ndr). E poi la sabbia che Roberto aveva nelle tasche al momento del ritrovamento, e che non è stata mai analizzata, la bustina di zucchero che è stata ritrovata anche questa intatta nelle sue tasche e che poi ci è stata restituita vuota, mentre chimicamente quello zucchero ci avrebbe potuto rilevare molto sul tipo di acqua in cui è stato immerso Roberto e per quanto tempo. Materiale che, oltre ai vestiti che indossava Roberto al momento del ritrovamento, abbiamo affidato a una geologa forense. E poi senza dubbio le rivelazioni emerse da questo secondo fascicolo per omicidio: è chiaro», conclude Mecchi, «che è anche di questo che parleremo».

Il papà. «Sonoalla ricerca della verità», ripete Mario Straccia che proprio domenica sarà a Pescara in occasione della Dannunziana. «Non mi interessa se ci sono stati degli errori, non sono io a giudicarlo, chiedo soltanto con umiltà che cosa è successo a mio figlio: l’avevo sentito la sera prima, martedì. Il mercoledì va all’università per chiedere la tesi. Come voleva stare? Non scherziamo su queste stupidaggini, c’è stata troppa fretta, non raccontiamoci storie».

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