l'inchiesta

Pescara, tentò di uccidere il patrigno: Gruosso esce dal carcere

Il 22enne è stato arrestato il 23 luglio scorso con l'accusa di aver architettato un piano diabolico insieme alla madre. Il giudice: «Tre mesi in cella deterrente sufficiente: non commetterà altri reati»

PESCARA. Michele Gruosso, il 22enne accusato di aver tentato di uccidere il patrigno, ha lasciato il carcere ed è finito ai domiciliari. Venerdì il giovane, arrestato a fine luglio insieme alla madre, sua complice, ha raggiunto l'abitazione di Francavilla al Mare da cui non potrà allontanarsi e all'interno della quale non potrà comunicare - neanche telefonicamente - con nessuno, se non con chi vive lì.
Il via libera ai domiciliari è arrivato dal giudice per le indagini preliminari, Gianluca Sarandrea, che ha accolto la richiesta di sostituzione della misura cautelare del difensore di Gruosso, l'avvocato Antonio De Michele. Per il gip non sono venute meno le esigenze cautelari esistenti al momento dell'arresto, avvenuto il 23 luglio da parte dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Pescara, essendoci ancora oggi il pericolo di «reiterazione di condotte della stessa specie». Ma queste esigenze risultano «attenuate», per il gip, considerato che il 22enne ha trascorso oltre due mesi in carcere, che dovrebbero rappresentare un «deterrente» per il futuro. Il pubblico ministero Rosangela Di Stefano, invece, si è espresso negativamente sui domiciliari.

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Per l'accusa, il piano di morte attuato da Gruosso e dalla madre, Daniela Lo Russo, 42 anni, residente a Colle Pineta e ancora in carcere, si è sviluppato in più tempi, e l'intenzione era di uccidere il marito della donna, un piccolo imprenditore edile di Pianella di 52 anni. All’uomo sarebbero stati somministrate di nascosto delle dosi massicce di un anticoagulante, il Coumadin, reperito in farmacia usando delle ricette mediche falsificate. Ingerendo questo medicinale (insieme ad uno psicofarmaco, l'En) il suo sangue diventava più fluido e il 52enne era esposto al rischio di emorragie. Gli sarebbe stata fatale, quindi, un'aggressione che effettivamente c'è stata la sera del 10 luglio, ed è stata messa in atto da due individui con delle mazze da baseball. Per quel pestaggio è finito ai domiciliari (per lesioni personali) uno dei presunti aggressori, il colombiano Edwin Andrei Moscquera Zabala, trent'anni, al quale sarebbero stati promessi dalla coppia 400 euro per dare una lezione all’imprenditore.
Per i valori del sangue sballati la vittima è finita più volte in ospedale, da marzo a metà luglio, ed è stato il primario di Ematologia ad intuire che qualcosa non andava visto che i livelli di coagulazione non risalivano, nonostante le cure. La conferma è arrivata dal centro antiveleni di Pavia, che ha esaminato un campione, e i carabinieri, coordinati da Antonio Di Dalmazi, hanno fatto il resto mentre indagavano su un’aggressione subita dalla Lo Russo. Ascoltando le intercettazioni telefoniche tra madre e figlio hanno capito che si accordavano sul Coumadin da somministrare all'uomo, anche durante il ricovero in ospedale, e hanno sentito Gruosso parlare con il colombiano.
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